Un mese e mezzo a Parigi Chiamatelo Icardukaku
Icardi ha stregato il Psg, convinto Tuchel e scettici ma soprattutto è tornato bomber doc e decisivo
Icardukaku. Però: più asciutto, più feroce, più essenziale. Più Icardi. Ottobre parigino: un gol in Champions, quello decisivo per vincere in casa del Galatasaray; e uno in Ligue1, contributo sindacale nel 4-0 all’Angers, alla prima partita giocata da titolare. Un brivido nervoso, una veloce esaltazione, un senso di nuova appartenenza: è l’Icardi versione PSG. Inter, adieu. Succede come in «October», la celebre canzone degli U2. I regni sorgono, i regni cadono, ma tu (Maurito) vai avanti. Mentre quell’altro (Lukaku) ammorba la social platea con singhiozzanti ricordi di latte allungato con l’acqua dalla mamma in un’infanzia - ahilui - che sembra tratta dal più strappalacrime dei cartoni anni ’80, l’irrinunciabile «Dolce Remì»; ecco che Maurito nostro è reduce da un casting di modelle che Wanda ha organizzato nel salone di casa per lanciare la nuova linea di cosmetici. Ora, non par vero rimarcare in queste due pose da pausa calcistica la distanza che separa i due centravanti pre e post rivoluzione nerazzurra, ma ovviamente c’è molto altro.
NUOVA VITA A PARIGI. Icardi vive di solo presente, è un robot che ha resettato il passato e che a Parigi ha (ri)trovato se stesso. France Football a settembre lo accolse così, con svariata puzza sotto il nasino: «Il giocatore ha il sangue caldo e potrebbe avere difficoltà ad accettare di finire in panchina». Tiè. E benvenuto. Erano i giorni in cui Wanda cinguettava felice dando le spalle a Milano e posava per i suoi 5,6 milioni di follower in generosissimo décolleté postando su Instagram la seguente didascalia: «Vivi e sdraiati con la soddisfazione di aver fatto tutto». Memorabile, qualsiasi cosa intendesse dire Nostra Signora dei Tweet. Tra una cena con Keylor Navas e rispettive compagne, una esilarante esibizione canora come rito di iniziazione tra le risate di Neymar, una finta litigata con il connazionale Di Maria, una passeggiata all’ora del tramonto in Boulevard Saint-Germain e una rivelazione dell’«Equipe» che lo esclude - con i suoi 5,8 milioni all’anno al netto dalle imposte - dalla pattuglia dei più ricchi del PSG (comunque più di quanto beccava all’Inter); Icardi ha trovato nel club degli sceicchi un nuovo contenitore cui offrire una forma. La sua. Quella del centravanti che parla solo con i gol.
E NESSUNA NOSTALGIA. Sappiamo che la professione del calciatore contempla il rischio, non l’incoscienza. Icardi è finito a Parigi, non al Levski Sofia o al Fortuna Dusseldorf. L’allenatore Thomas Tuchel di recente ha detto: «Icardi è al posto giusto nell’età giusta». Parigi val bene una mossa. Il cordone ombelicale con l’Inter non è tagliato, ma come tutte le ostetriche del mondo sanno l’operazione va fatta a pochi minuti dal parto, così da favorire un miglior adattamento del neonato e aumentare le riserve di ferro all'interno del suo corpo. Un mese e mezzo dopo, ci siamo. E strappo sia. Violento, forse definitivo, senza inutile spargimento di nostalgie. Da Icardi il Reietto a Icardukaku il Rimpianto, nel breve volgere di un paio di partite; la trasformazione è avvenuta. Un anno fa di questi tempi il «Bombardier cortese» decideva un derby all’ultimo tuffo, beffando Donnarumma nel recupero per poi festeggiare con un appassionato bacio con Wanda a uso di telecamera. Rivisto ora, sembra il Pleistocene. Tutto doveva ancora accadere. E’ stato quello il punto più alto della sua ultima stagione da interista, prima dell’inizio della fine, prima del trasferimento, prima della rinascita, prima che Parigi trovasse la chiave del cuor, come canta la principessa Anastasia nel film di Walt Disney (A pensarci: sembra la versione di Wanda col bollino verde, visione per tutti).