Buffon si scrive: «Gigi, hai un’anima»
«Caro Gianluigi diciassettenne». Comincia così la lettera che Buffon ha scritto al sé stesso ragazzo, attraverso le colonne del Players' Tribune. E prosegue: «Ti scrivo questa lettera da uomo di 41 anni che ha vissuto tantissime cose nella vita e che ha fatto alcuni errori. La verità è che sono qui per parlarti della tua anima. Ne hai una, che tu ci creda o no». Il viaggio non è solo nel tempo, ma è dentro il profondo del Buffon diventato uomo dopo essere stato prima bambino e poi ragazzo.
GLI SBAGLI. Il primo errore da evitare, lo racconta senza troppi giri di parole: «Ti prego, non fare pipì sulla ruota della macchina della polizia. I poliziotti non lo troveranno divertente, la società non lo troverà divertente e rischierai di compromettere tutto». Un altro errore da evitare lo riporta già in campo: «Scriverai su una maglia “Boia chi molla”, pensi che sia solo un modo per suonare la carica. Non sai che è uno slogan fascista. Questo è uno degli errori che provocheranno tanto dolore alla tua famiglia».
IL BUIO. Ragazzate, da evitare ma forse solo ragazzate. Il viaggio all'indietro diventa più delicato quando Buffon prova ad avvertire il Gigi ragazzo su come affrontare la depressione: «Avrai 26 anni. Sarai il portiere della Juve e la Nazionale. Avrai soldi e rispetto. La gente ti chiamerà addirittura Superman. Ma non sei un supereroe. La tua routine diventerà una prigione. Per sette mesi non riuscirai a goderti la vita».
IL SOGNO. E allora bisogna andare più indietro: «Perché hai deciso di dedicare la tua vita al calcio, Gigi? Ti ricordi? E per favore, non dire solo grazie a Thomas N’Kono. Devi andare più a fondo. Non vuoi solo fare il portiere. Vuoi fare questo tipo di portiere. Vuoi essere selvaggio, coraggioso, libero. È per questo che sei diventato un calciatore». Così Buffon svela al giovane Gigi come parare la depressione futura: «Al punto più acuto della tua depressione, succederà qualcosa di strano e bello. Passerai davanti a un museo d’arte, ci sarà scritto Chagall sul manifesto fuori. È questa la parte più importante della lettera. Devi entrare in quel museo proprio quel giorno. Sarà la decisione più importante della tua vita. Vedrai un quadro in particolare che ti colpirà come un fulmine. Si chiama La Passeggiata. È come il sogno di un bambino». Un sogno che resiste ancora oggi: «A 41 anni senti ancora il fuoco dentro. Non sarai contento finché non ci sarà una stagione in cui non prenderai nessuna rete. Sì, forse è vero che sei sempre stato così. Farai vedere al mondo che esisti». Eccome, se esiste.
«E non fare la pipì sulla macchina della polizia: non sarà divertente»