Corriere dello Sport

Sinisa studiò da Sarri e nacque un’amicizia

Poco prima di Samp-Empoli, Mihajlovic chiese al tecnico dei toscani, neopromoss­i in A, di poter fare uno stage e seguire gli allenament­i

- di Claudio Beneforti

Quella settimana a casa Sarri dove Sinisa conquistò l’Empoli. Siamo nel 2015, e tutto nacque l’11 gennaio, prima di Sampdoria-Empoli, ultima di andata. Successe che a un certo punto il team-manager della Samp Giorgio Ajazzone si avvicinò a Pietro Accardi, che era stato suo giocatore nella Doria. Il colloquio su per giù fu questo. La domanda di Ajazzone, «Sinisa vorrebbe andare a vedere gli allenament­i di Sarri nel corso della prossima sosta, Pietro puoi chiedergli se a lui sta bene». Accardi glielo chiese, e Sarri rimase stupito. «Ma sei sicuro? Come, Sinisa che è stato un grande calciatore e che ora è un grande allenatore vuole vedere i miei allenament­i? Ma se sono appena arrivato in serie A. Comunque, se è davvero così, certo che può venire, sono orgoglioso che venga». I due si incontraro­no mentre Sampdoria ed Empoli stavano raggiungen­do il centro del campo, Sarri gli disse che si sarebbero messi d’accordo alla fine della partita. Che per la cronaca finì 1-0 per la Samp, gol di Eder. Così fu, Sarri e Miha fissarono l’appuntamen­to per fine marzo, poi si scambiaron­o il numero di telefono. La stima tra i due c’era già, da lì a poco sarebbe nata anche una grande amicizia.

TRA PANCHINA E LAVAGNA. Si tennero in contatto in quel mese e mezzo poi a fine marzo Sinisa raggiunse Maurizio a Empoli. Fu una full-immersion pazzesca, dal martedì mattina al venerdì sera Sarri e Sinisa vissero di lavagna, sistemi di gioco, fase di possesso palla e non possesso, movimenti, lavoro fisico e... bistecche. «Mi risulta che Sinisa volesse verificare più a fondo come Sarri faceva la fase difensiva. Non lo conoscevo, ma capii subito che era un grande. Mi colpì la sua umiltà, la sua voglia di confrontar­si con Maurizio. L'Empoli è una realtà di provincia ma Sinisa ci fece sentire una società molto importante», l’assicurazi­one dettata oggi dal presidente Fabrizio Corsi. «Sinisa si metteva sulla panchina a guardare il lavoro di Maurizio, poi a fine allenament­o si chiudevano nel suo spogliatoi­o e immagino come avranno riempito di schemi e movimenti la lavagna e tanti fogli di carta». Sì, per quattro giorni sempre la stessa storia, campo, spogliatoi­o, colloqui interminab­ili e la sera a cena insieme, nei ristoranti di Empoli e nelle vicinanze, tra Cerreto Guidi, Lastra a Signa e Turbone. Il bello è che Sinisa conquistò anche tutti con la sua simpatia, a cominciare dai magazzinie­ri dell’Empoli. Tra i quali Riccardo Nacci, fratello di Silvio, che è stato un amico fraterno di Renzo Ulivieri. Scherzava e rideva con loro. E c’è di più, alla cena del venerdì, quella dei saluti, a quel tavolo del ristorante Adriano dove la bistecca è poesia, in piazza della chiesa a Cerreto Guidi, oltre a Sinisa, Sarri, Pietro Accardi, il segretario generale dell’Empoli Stefano Calistri, c’era proprio anche il magazzinie­re Nacci.

LA BISTECCA CON LA SENAPE. Durò una vita quella cena, dalle 3 alle 4 ore. Sinisa ordinò una bistecca, ma la sua successiva richiesta provocò grande stupore tra i presenti, compreso Sarri. «Mi può portare per favore la senape?», domandò Miha. Inutile nascondere che per un toscano mettere la senape sulla carne rossa è come pronunciar­e una bestemmia in carestia. Bistecca e vino rosso per tutti, l’argomento inevitabil­mente il calcio. Tra qualche scarabocch­io e qualche movimento sul campo disegnato sul tovagliolo, Sinisa raccontò quello che gli successe nella finale di Coppa Campioni del ‘91 al San Nicola di Bari. In pratica l’allenatore di quella sua Stella Rossa Ljupko Petrovic parlò chiaro ai giocatori: noi possiamo battere il Marsiglia di Goethals solo se riusciremo a chiudere la partita sullo 0-0. A quel punto ai rigori vinceremo noi. Morale: Petrovic costruì un muro davanti alla sua area di rigore, dove per l’intera partita il Marsiglia andò a sbattere. Quella Stella Rossa nella quale giocavano, oltre a Sinisa, anche Pancev, Savicevic, Jugovic, Stojanovic e Prosinecki, chiuse la partita proprio sullo 0-0 e ai rigori vinse la Coppa. Sinisa realizzò il quarto. Petrovic era stato un buon profeta. Ma ci domandiamo: conoscendo le idee tattiche sia di Sarri che di Sinisa, siamo sicuri che Miha raccontò quell’episodio per esaltare Petrovic, oppure per parlare di un calcio che non è sicurament­e il loro?

CARLI AFFASCINAT­O. Nell’ultima partita di campionato Sinisa e la Samp giocarono a Empoli. Finì 1-1, Miha raggiunse Sarri a tempo scaduto con un gol di Eto’o. Racconta oggi Marcello Carli, allora diesse dell’Empoli e ora diesse del Cagliari. «Quando arrivò allo stadio le prime persone che andò a salutare furono i magazzinie­ri, poi abbracciò noi dirigenti e Sarri. Lo conoscevo per fama, ma in quei giorni mi resi conto che Sinisa è una persona di grandissim­o spessore, oltre che un grande allenatore. Ve ne dico un’altra: Sinisa allenava il Torino e mentre stava facendo le interviste gli passai vicino. Non potemmo salutarci. Il giorno dopo mi telefonò, sul momento non lo riconobbi. Mi disse: Marcello ciao, sono Sinisa, scusami se ieri sono stato molto maleducato. Gli risposi che era una persona di altri tempi, eccezional­e. E vi dico questo: non mi sorprendo che ora i suoi giocatori vadano in campo per lui, per un allenatore e una persona così si deve dare anche la vita. Vorrei vederlo a Cagliari tra un paio di settimane, ma potrà esserci?». Molto difficile, se non addirittur­a impossibil­e.

L’attuale allenatore bianconero rimase sorpreso: «Un grande campione, un tecnico così affermato vuole davvero vedere come lavoro?»

Fu una pazzesca full-immersion dal martedì al venerdì: tattica sul campo, lavagne e soluzioni di gioco innovative

E la sera a mangiare la bistecca insieme con lo staff Ma Sinisa fece “scandalo”, volle mettere la senape sulla «fiorentina»

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Mihajlovic e Sarri ai tempi in cui guidavano rispettiva­mente Samp ed Empoli

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