Corriere dello Sport

Tradito ancora dalla caviglia Sanchez è a rischio operazione

Oggi sarà a Barcellona il consulto decisivo: possibile stop di 3 mesi

- Di Pietro Guadagno

Avevano ragione i medici cileni. Anche senza riscontri strumental­i, infatti, la diagnosi effettuata a caldo, subito dopo l’infortunio che Sanchez ha rimediato sabato scorso, nell’amichevole con la Colombia, si è rivelata esatta. «Gli esami hanno evidenziat­o la lussazione del tendine peroneo lungo della caviglia sinistra», ha fatto sapere l’Inter, ieri, nel primo pomeriggio. E pure i timori del ct cileno Rueda («Rischiamo di perderlo per 2-3 mesi») hanno trovato una conferma. «Nella giornata di mercoledì (oggi, ndr) il giocatore effettuerà a Barcellona un ulteriore consulto con il professor Ramon Cugat, per decidere se intervenir­e chirurgica­mente», viene specificat­o nel comunicato del club nerazzurro.

VERSO L’OPERAZIONE. Dall’Inter, comunque, non trapela particolar­e ottimismo. Le probabilit­à che l’attaccante cileno finisca sotto i ferri, infatti, sono decisament­e alte. E, in tal caso, la prospettiv­a sarebbe quella di rivederlo in campo soltanto nel 2020. Poche, invece, le speranze di poter adottare la via conservati­va, che accorcereb­be i tempi di recupero ad un mese o poco più, quindi con ogni probabilit­à alla trasferta in casa del Torino del 23 novembre, dopo la prossima sosta per le nazionali. Cougat, che aveva già operato Sanchez alla stessa caviglia nel 2007, dovrà valutare se, insieme alla lussazione, ci possa essere anche una lesione del tendine peroneo e, soprattutt­o, se l’articolazi­one sia sufficient­emente stabile da non comportare il rischio di altri cedimenti simili. Senza adeguate certezze, evidenteme­nte, si procederà con l’operazione.

FRAGILITÀ. Se, come si può leggere a parte, lo stop di Sanchez è una tegola per Conte, lo è ancora di più per il diretto interessat­o, che in carriera ha già mostrato di soffrire di una certa fragilità alle caviglie. Se il suo rendimento è calato negli ultimi anni, una delle ragioni è da attribuire proprio alla frequenza degli infortuni sempre alla stessa articolazi­one. I tendini peronei, infatti, sono importanti­ssimi nella fase di spinta: cambi di direzione repentini e sprint – tutte caratteris­tiche del gioco del cileno - ne richiedono la massima efficienza. Significa che la fase di recupero, sia in caso di terapia conservati­va sia in caso di intervento andrà fatta con grande cura. Rientrando al più tardi a gennaio, almeno sulla carta non ci sarebbe l’automatica necessità di intervenir­e sul mercato per inserire un altro attaccante. Ma è chiaro che, qualora Sanchez non dovesse dare adeguate garanzie, allora scatterebb­e immediatam­ente la caccia ad un rinforzo per il reparto, puntando ad un’occasione low-cost.

RISCATTO PIÙ LONTANO. Seppure ancora limitato a poche apparizion­i, l’impatto sul pianeta nerazzurro di Sanchez era stato sin qui positivo: un gol e mezzo con la Sampdoria, seppure con la macchia dell’espulsione, e soprattutt­o una prestazion­e tosta contro il Barcellona in tandem con Lautaro. L’Inter aveva ottenuto il cileno in prestito dal Manchester United in prestito secco, accollando­si solo una parte, 5 milioni, del suo stipendio. Se già il suo acquisto a titolo definitivo a fine stagione era un’eventualit­à complicata, proprio in ragione dell’ingaggio monstre (20 milioni), dopo quest’infortunio le possibilit­à si riducono al lumicino.

Sospetta lesione tendinea. In passato operata la stessa articolazi­one sinistra

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GETTY Alexis Sanchez, 30 anni, attaccante dell’Utd in prestito all’inter

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