Corriere dello Sport

«CRESCIUTO CON GASP E LIPPI ORA ANCH’IO SONO UN MISTER»

Dal Benevento alla Juve e alla Nazionale Ora Palladino a Monza allenerà i giovani «Berlusconi-Galliani, il club è il top Un rimpianto? L’Europeo del 2008»

- di Giorgio Marota

«Grazie a tutti. È stato un viaggio meraviglio­so e indelebile». Raffaele Palladino ha scelto queste parole per dire addio al calcio giocato. Il classe '84 - campione d'Europa Under 19 nel 2003 ed ex esterno di Juve, Livorno, Genoa, Parma, Crotone e Spezia - lo ha fatto con la consapevol­ezza dei grandi. «Certe cose le senti dentro e ho sempre voluto fare l’allenatore». Inizierà dai bimbi del 2009 del Monza, la società di Berlusconi e Galliani. Lui era esploso proprio da baby, nel Benevento che lo aveva scovato e lanciato in C1. Che ambiente ha trovato a Monza? «Il centro sportivo è incredibil­e, lo stadio migliorato e lo staff di primo livello. Galliani è un grande uomo di calcio, il ds Antonelli fa un lavoro splendido e Berlusconi ci sta mettendo il cuore. Il salto dalla C alla Serie A in due anni non è impossibil­e». Perché parte dai piccoli?

«Ho avuto proposte dalla Serie B, ho scelto Monza perché qui ho chiuso la carriera e c'è un progetto di crescita. Collaborer­anno con me Alessio e Matteo, ragazzi molto preparati».

L'esperienza alla Juve?

«Ero un ragazzo che arrivava dal Benevento, la Juve mi ha reso un uomo. E lì ho incontrato Gasperini».

Il suo modello...

«Ho avuto la fortuna di avere Juric, Lippi, Ranieri e Deschamps, ma Gasperini ha un posto speciale. Nella Juve e poi al Genoa mi ha insegnato come si entra in campo, come ci si allena e come si vince».

L'emozione più grande? «L'esordio in Nazionale, novembre 2007 contro le Faer Oer. Fantastico tornare in Serie A con la Juve, arrivarci con il Crotone, ma l'azzurro ti dà emozioni uniche. Peccato non essere andato all'Europeo 2008, una grande delusione per me».

Come va il calcio giovanile italiano? «Le Nazionali iniziano a competere ai massimi livelli, ma c’è da formare meglio gli istruttori. Nelle scuole calcio i bambini toccano il pallone 30-40 volte per ogni allenament­o, in Spagna 300. Siamo ancora un po' indietro».

Un consiglio per i giovani? «Divertirsi. A chi vorrà fare questo mestiere dirò che conta soprattutt­o la testa. Con la mentalità giusta ho superato i miei limiti. Non esistevano feste, uscite con gli amici: vivevo solo di calcio».

Un calciatore che le somiglia? «Mi rivedo in ragazzi come Insigne e Salcedo. Ma i paragoni sono difficili, il calcio oggi è molto fisico. Ai miei tempi giocavano fenomeni di tecnica come Totti, Del Piero, Cassano».

Il migliore con cui ha giocato? «Milito era incredibil­e, al Genoa ci trovavamo a memoria. Ma anche Nedved che alla Juve mi ha aiutato molto. Sul difensore non ho dubbi: Fabio Cannavaro. Un muro, non lo superavi mai».

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LAPRESSE Raffaele Palladino

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