Corriere dello Sport

CANKA: SEEDORF MI HA INDICATO LA VIA

Intervista al 17enne talento di Roseto, autore di 25 punti contro Caserta «L’ex calciatore della Samp era il mio mito: come lui sono uscito dalla comfort zone per migliorare»

- Di Fabrizio Fabbri

La domanda, direbbe qualcuno, sorge spontanea: a 17 anni si è ancora giovani? La carta d’identità dice di sì, la peluria sul viso che non sfocia ancora in barba anche.

I 25 punti realizzati domenica scorsa a Caserta (12/15 da due, 9 rimbalzi, 5 assist e 5 recuperi), per la prima vittoria stagionale degli Sharks Roseto, materializ­zatasi con un contestato canestro scagliato alla disperata da Mouhah da metà campo sulla sirena che è valso il defintivo 112113, sembrerebb­ero invece disegnare il profilo di un veterano del basket.

ABRAMO. Chi è allora Abramo Canka, nato a Genova il 18 marzo del 2002 e Mvp della seconda giornata di A2?

«Sono me stesso - dice lui, guardia di 1,96, con profonda convinzion­e -: con tanti limiti da superare ma anche tanta voglia di arrivare. Sono felice per quello che ho fatto a Caserta; però senza il lavoro che c’è stato alle spalle in questi anni non sarebbe mai accaduto nulla. Divido il titolo di migliore con la mia squadra. Il basket si gioca insieme e la prestazion­e di un singolo è figlia di quanto fa il collettivo».

CALCIATORE. Pensare che Abramo avrebbe potuto essere un calciatore. «Quando ero piccolo, intorno ai sei, sette anni, giocavo a pallone. Mi piaceva correre con lunghe cavalcate sulla fascia, senza fermarmi mai. Fossi andato avanti magari oggi farei l’esterno nella Sampdoria, la squadra che ho nel cuore. Non era l’unico sport che praticavo. Mamma mi aveva iscritto anche ad aikido, un’arte marziale. Poi un giorno mi ha portato alla festa dello sport di Genova. C’era uno stand del basket. E’ stato amore a prima vita. Ho iniziato a palleggiar­e e non ho più smesso».

STELLA. Primi passi in Liguria, al Tigullio Sport Team di Santa Margherita, poi il grande salto a Roma nel laboratori­o che produce campioni della Stella Azzurra. «Ho deciso di lasciare alle spalle la mia comfort zone per mettermi alla prova. La Stella non ti concede alternativ­e: o ce la fai e diventi un giocatore o devi fare un’altra scelta. Ore e ore di lavoro tecnico, atletico, e anche sulla testa per rafforzare l’autostima. Ma l’obiettivo, come mi ha sempre insegnato il coach Germano D’Arcangeli, è quello della partita dopo. Mi chiedete se sogno magari il Real Madrid come Matteo Spagnolo, mio compagno alla Stella, o magari il college negli Usa e la NBA? Tutta la mia attenzione è su Imola, la prossima avversaria con Roseto. Vogliamo aprire una striscia vincente».

La Liguria un po’ gli manca. «Genova è una città fantastica, dove sono cresciuto e ho tanti amici. Molti di loro provano a fare seriamente i musicisti. Canto le loro canzoni, anche se non sono ancora affermati, e penso al porto, al pesto, alla focaccia, alla mia Sampdoria. Ma non ho rimpianti, perché so che il basket è la mia vita».

Diventare una star ispirandos­i a qualcuno, questo l’obiettivo. «Kobe Bryant per me resta il migliore. Per le qualità tecniche certamente, ma soprattutt­o per quella pazzesca mentalità che lo ha reso unico. Se devo pensare ad un altro mito nel mondo dello sport dico Clarence Seedorf. Per lui torna a parlare il cuore blucerchia­to. Un solo anno alla Sampdoria (1995-96, ndr), quando lasciò l’Ajax. Anche lui scelse di dire addio alla comfort zone per riempire la sua bacheca di successi, vincendo la Champions con tre squadre diverse: Ajax, Real Madrid e due volte con il Milan. Un esempio da seguire».

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CAPONE/ROSETO SHARKS Abramo Canka 17enne di Roseto

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