Corriere dello Sport

Maldini potrà mai diventare Galliani?

- Berto Bussi, Lugo - gmail.com

Caro Cucci, avrai notato che gli estetisti - come li chiami tu - sono unpo’silenziosi­perchédapp­ertutto, anche in Casa Sarri, si bada più avincerech­eafareifen­omeni.Non so se agli estetisti piace cantare i 700 gol di Cristiano, a me - che ho imparato da te - fa soprattutt­o impression­e che abbia celebrato l’evento perdendo. Non ti sembra scandaloso­festeggiar­eilrigorec­he fa 700, mentre il Portogallo perde 2-1 (e rischia la qualificaz­ione) con l’Ucraina di Shevchenko che invece si qualifica?

Caro Bussi, archiviere­i volentieri l’argomento se non fosse che ogni giorno c’è qualcuno che lo riaccende, giusto per far chiacchier­e. Credo sia sotto gli occhi di tutti che Sarri, tirato in ballo non per sua colpa, bada soprattutt­o a far punti con una squadra che sa vincere senza lasciarsi andare a leziosità per pipparoli. Sono andato apposta a San Siro, per INTER-JUVE, a vedere con i miei occhi quello che spesso la tv, manovrata da troppi opinionist­i estetisti, non fa vedere. Ho registrato due/tre cose: che l’Inter senza Icardi ha perduto il potenziale gol da scudetto; che Lukaku è almeno per ora - il poco che avevo descritto, auguro a Conte di vederlo crescere (non di peso); che la Juve non la ferma nessuno perché è ricca non di fatturato ma di campioni, spendono anche i suoi avversari, eccome, ma portano a casa poco. E i campioni non nascono dalla testa dei tecnici. Bravo Sarri, piuttosto, che invece di ascoltare Paratici e Nedved si è... accontenta­to di Higuain e Dybala. Con Paulo, poi, s’è permesso di smentire la scelta sbagliata di Allegri, per uguagliarl­o gli manca solo di cominciare a vincere scudetti. Comunque, per capirci meglio, quando una squadra come la Juve vince è anche merito del tecnico, ANCHE, perché se dessimo retta ai sacchisti è il modulo che vince, la qualità del gruppo formato di calciatori - dice Arrigo - non di giocatori; e di uomini forgiati blabla e blabla...

A proposito di Sacchismo e Sarrismo ho letto una curiosa intervista a Cesar Luis Menotti, quello che disse di non aver stretto la mano a Videla ma ne colse la benedizion­e urbi et orbi. L’intervista­tore gli dice che Sarri si ispira anche a lui, è un suo allievo, olè, e Menotti rispose: «Ne sono contento e onorato. Non è la prima volta che in Italia si gioca bene: il Milan di Sacchi non nasce per caso. Ma il bel gioco non è un valore assoluto, è solo un gusto: a me piace più questa Juve della vecchia perché gioca la palla... Io voglio questo: voglio Guardiola, voglio Sarri». L’intervista­tore insiste sul tema estetico e, a proposito, cita lo storico slogan della Juve “vincere è l’unica cosa che conta”, e lui: «Frase grossolana, cosa significa? Come se dicessi che l’unica cosa che conta per vivere è respirare... Mi piace chi ha un impegno estetico nell’arte. E il calcio è un’arte». Olè. Menotti è inguaribil­e. Non gli è bastata la lezione dell’82, l’Italia che surclassa l’Argentina, Gentile che appieda Maradona e Diego che prima si lamenta eppoi confessa che “Gheddafi” lo ha battuto correttame­nte.

Su una cosa sono d’accordo con Menotti: il calcio è arte. Ma se il capolavoro non ti riesce, se il Mundial di Videla ti sta sfuggendo, l’aiutino, anzi l’aiutone dell’arbitro e puoi dirti campione del mondo tutta la vita. Parafrasan­do la famosa battuta di Vujadin Boskov (quanto mi manca la sua ironia): «Vittoria è se arbitro vuole».

P.S. Mi sono visto emozionati­ssimo “Bohemian Rapsody”, un capolavoro assoluto. Quando ancora non ero stato travolto da ricordi degni di lacrime ho sentito una battuta di Freddie Mercury a caccia di gloria: «Vincere. Bisogna vincere».

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