INZAGHI SUL PODIO DEI TECNICI LAZIALI
Domani staccherà Sperone e diventerà il terzo allenatore della storia biancoceleste per presenze in Serie A dietro Zoff e Rossi: è il sesto in assoluto
Discusso, amato, vincente, appartenente alla storia della Lazio come goleador, ora anche sul podio degli allenatori. Simone Inzaghi non ha soltanto portato una Coppa Italia e una Supercoppa italiana nella bacheca di Formello, ma dal 10 aprile 2016 a oggi è riuscito a infilare 165 partite consecutive sulla panchina del club biancoceleste, di cui 128 in campionato. Tre anni e mezzo precisi, quattro stagioni, più la coda subentrando in corsa a Pioli. Domani allo stadio Olimpico diventeranno 129 panchine, terzo “all time” in Serie A, dietro a Dino Zoff e Delio Rossi. Simone non penserà certo ai numeri e ai record. Deve battere l’Atalanta per rilanciarsi e riprendere la corsa, evitando il “macello”, come ha definito un eventuale risultato negativo parlando mercoledì alla squadra, raccolta in mezzo al campo, prima che iniziasse l’allenamento. All’ottava giornata, guardando la classifica in prospettiva confronto diretto, è il primo bivio stagionale. L’obiettivo è accorciare le distanze da Gasperini e non ampliarle. Chissà se l’eccessivo catastrofismo, cresciuto ancora di più dopo le dichiarazioni di Lotito durante la visita al nostro giornale, aiuterà la squadra a reagire e risollevarsi. Più o meno equivale al 15 maggio, quando i gol di Milinkovic e Correa servirono per piegare l’Atalanta nella finale di Coppa Italia. La Lazio, fuori dall’Europa in campionato, era data quasi per morta e sfavorita. Invece vinse perché ha qualità superiori e se abbinate allo spirito giusto, come ha sottolineato Inzaghi nel suo discorso motivazionale, possono emergere anche di fronte a una signora squadra come l’Atalanta, qualificata alla Champions e di nuovo in corsa per confermarsi. Forse è questa la sorpresa, in pochi pensavano che Gasp e i suoi giocatori potessero ripetersi. Continuano invece a crescere e sono terzi a quota 16 punti.
INSEGUIMENTO. Domani Inzaghi staccherà Mario Sperone, tecnico piemontese che guidò la Lazio in Serie A negli anni Cinquanta. E’ già terzo come numero di presenze in campionato. E’ ancora al sesto posto se, comprese le coppe, consideriamo le panchine totali. Nella classifica assoluta lo precedono Zoff (202), l’argentino Lorenzo (196), i suoi maestri Eriksson (188) e Rossi (184), la leggenda Maestrelli (183 perché saltò a causa della malattia le ultime 6 del campionato 1974/75). Alla fine della stagione restano 31 giornate di Serie A, minimo 4 partite di Europa League, la finale di Supercoppa a Gedda (22 o 23 dicembre da ufficializzare), almeno gli ottavi a eliminazione diretta di Coppa Italia per un totale di 37 gare. Inzaghi può raggiungere Zoff, ma arrivando ai sedicesimi di Europa League o almeno ai quarti di Coppa Italia può staccarlo, diventando il primo allenatore nella storia della Lazio per numero complessivo di panchine. Un traguardo storico e di un certo significato, a testimonianza del suo lavoro, a cui manca soltanto la Champions per essere coronato. Simone l’ha mancata per un soffio due anni fa, perdendo lo spareggio con l’Inter, e non è riuscito a tenere in corsa la Lazio sino alla fine del passato campionato. È quanto gli chiede Lotito dopo avergli rinnovato (con reciproca soddisfazione) il contratto all’inizio di giugno.
MESSAGGIO. Molto si è discusso dell’intervento del presidente, deciso a richiamare ogni componente della Lazio ai doveri e alle proprie responsabilità dopo aver tracciato in estate un piano condiviso. Il messaggio principale, sfuggito ai più e indirizzato al tecnico, era questo. Ha piena autonomia tecnica, ma deve ascoltare di più e facendo tesoro, sulla scorta del passato, di alcuni suggerimenti. Perché, nelle ultime settimane, un pochino si è chiuso e isolato su temi probabilmente dibattuti, condivisi e sviscerati nei colloqui di inizio giugno. E’ vero, però, che i risultati determinano il destino di qualsiasi allenatore. E in funzione di questi si agisce e si può decidere con la propria testa.