DOVIZIOSO VICINO A UN RECORD AMARO
Per Andrea potrebbe essere il 3° “titolo” consecutivo di vice campione Il ducatista punta al suo primato di punti nel mondiale vinto più nettamente da Marquez «E’ molto deludente, ma la realtà è questa: Marc non ci ha dato la possibilità di poter lottare
La sfida in Minimoto tra alcuni dei protagonisti della MotoGP, tradizionale antipasto del weekend di Motegi, questa volta non ha portato con sé l’obiettivo di sciogliere la tensione. Il 2019, infatti, rappresenta la prima occasione in cui si è arrivati al TwinRing con i giochi per il titolo già decisi, e da qui a Valencia - con le ultime quattro tappe che si disputeranno nel giro di un mese - si correrà per la gloria.
Il primo a saperlo è Andrea Dovizioso, che punta al terzo “titolo” consecutivo di vice campione del Mondo, all’interno di un triennio in cui ha vinto 12 GP. Se si fosse corso soltanto tra umani, il forlivese sarebbe stato il dominatore. Purtroppo per lui, però, c’era anche l’extraterrestre Marc Marquez.
RECORD AMARO. Lo spagnolo è diventato il primo pilota dal 2005 quando fu Valentino Rossi a compiere l’impresa - a laurearsi campione del Mondo con quattro GP d’anticipo. E c’è riuscito sebbene Dovizioso, antagonista designato sin dalla vigilia, sia in corsa per completare la propria migliore stagione nella classe regina. Il ducatista è a quota 215 punti, gliene mancano 47 per fare meglio rispetto al 2017, quando contese a Marquez il titolo fino ai giri conclusivi dell’ultimo GP. Con tre terzi posti - ma a Motegi e in Malesia gli obiettivi della Ducati sono decisamente più ambiziosi - Dovizioso firmerebbe il proprio primato di punti già sull’arco di 18 gare, le stesse delle stagioni passate, senza avere bisogno del 19° GP. Eppure, la corsa per il titolo - finita ufficialmente dieci giorni fa - era compromessa già a fine giugno…
«E' molto deludente, ma la realtà è questa - ha detto il 33enne -: Marquez non ci ha dato la possibilità di lottare e considerando il distacco da lui, sapere che questa potrebbe essere la mia stagione migliore non mi conforta. Fino a Barcellona eravamo vicini, dopo non c’è stata storia».
CURVE. Scendendo nel dettaglio, Dovi ha ripetuto concetti già noti: sulle piste ostiche, quest’anno Marquez non ha mai fatto peggio del secondo posto, spesso a pochi centesimi dal vincitore, al contrario il forlivese ha rimediato distacchi sopra i 10 secondi come in Olanda, Germania, Misano e Thailandia, senza salire sul podio.
«Dobbiamo continuare a lavorare per essere veloci a centro curva, perché ora tutti stanno migliorando in quelle aree in cui noi guadagnavamo qualcosa: con la Yamaha che porta quattro moto là davanti, finisci per fare sesto e settimo in quei GP dove non vai fortissimo. Dipende dalla conformazione dei circuiti, e dalle gomme: qui a Motegi mi aspetto di essere forte, ci sono molte accelerazioni da bassa velocità, dunque la Ducati dovrebbe funzionare molto bene. Ma con altri tipi di curve, dove serve essere veloci in fase di percorrenza, fatico rispetto agli avversari».
GRATICOLA. Da alcuni GP, Dovizioso porta in gara soluzioni in ottica 2020, un’annata in cui la Ducati dovrà cercare di invertire un trend tutt’altro che entusiasmante. Se Dovi ha perso terreno da metà stagione in poi, ma ha comunque difeso l’onore anche con lo straordinario successo in Austria, Danilo Petrucci è entrato in un tunnel preoccupante. E tale da alimentare quella che al momento è un semplice suggestione, ma il solo fatto che se ne parli è indicativo: un avvicendamento all’interno del contingente Ducati, con Petrucci di nuovo nel Team Pramac sostituito dall’arrembante Jack Miller nella squadra ufficiale.
Il primo ad ammettere le proprie difficoltà è proprio Petrux: «Non mi sento sulla graticola, anzi, semmai sulla graticola mi ci metto da solo. Però quando lavori tanto e non vedi i risultati, è inevitabile che inizi a farti delle domande. Punto forte su Motegi: è una pista che potrebbe aiutarci, ho tanta voglia di tornare a lottare davanti».
«Sarà la mia stagione migliore? Questo non mi conforta»
«Ora bisogna lavorare per essere molto più veloci a centro curva»