Provaci ancora Viviani!
Tocca alla specialità che ci ha regalato la felicità più grande all’Olimpiade di Rio, l’oro di Elia Viviani. Oggi agli Europei di Apeldoorn va in scena proprio l’Omnium: rivedremo ancora in pista quel fenomeno del velocista veronese, e in campo femminile l’astro nascente della pista azzurra, Letizia Paternoster, ventenne trentina baciata dal talento.
Agli Europeo di un anno fa questa prova ci aveva portato due medaglie favolose: l’argento di Elia, che tornava in pista dopo due anni di assenza, superato a Glasgow dal britannico Ethan Hayter, e il bronzo di Letizia al debutto nella categoria maggiore, battuta soltanto da due fuoriclasse come Kristen Wild e Katie Archibald.
L’Omnium è una specialità complicata e completa, dove sono ugualmente necessarie forza e intelligenza tattica. Rispetto a Rio, quando vinse Viviani, le regole sono cambiate: adesso l’Omnium si corre tutto in un’unica giornata e le prove sono quattro (anzichè sei). A Scratch, Eliminazione e Corsa a punti (accorciata a 25 km per gli uomini, a 20 per le donne) si è aggiunta la Tempo race, lunga 10 chilometri per gli uomini, 7,5 per le donne: dopo i primi cinque giri di lancio c'è uno sprint ogni giro che porta un punto; il giro guadagnato assegna 20 punti. In pratica sono sparite le prove cronometrate: il chilometro (mezzo per le donne), il giro lanciato e l'inseguimento individuale.
SOGNO. Da quando ha vinto la medaglia d’oro a Rio guadagnandosi l’immortalità, Viviani sogna di ripetersi. Era il giorno di Ferragosto del 2016, e la sua impresa ebbe il potere di tenere gli italiani inchiodati alla tivù nel tentativo di capire le regole complesse ma affascinanti di una disciplina spettacolare. Elia quel giorno addirittura cadde, ma neanche quell’inconveniente ebbe il potere di deviare il corso del destino. Era il suo giorno di gloria, e così fu. «Quando sono caduto ho guardato la classifica, ho visto che ero ancora primo e ho ripreso. Mi sentivo calmo, tranquillo, forte. Quella gara era un’idea fissa, l'avevo preparata e immaginata per quattro anni, dalla delusione di Londra. E’ stata la chiusura di un cerchio, e da allora qualcosa è cambiato anche dentro di me. So chi sono, quanto valgo, cosa posso fare. E’ stato come uno scatto». E’ così bello pensare di rifarlo.