LO SPORT E L’INFORMAZIONE NON IL BOICOTTAGGIO FANNO CADERE LE DITTATURE
La politica è impotente davanti agli eccessi di Erdogan. Ci pensa Trump a fermarlo
Caro Cucci, alla mia età non mi piace più parlare di politica perché vorrei godermi la vita con serenità ed in pace col mondo intero. Di conseguenza non dovrei esprimere il mio pensiero per l’episodio del saluto militare dei giocatori turchi durante la partita disputata a Parigi contro la Francia, episodio che ha scaturito dissensi a destra e a manca, specialmente nella classe politica italiana dichiarando inopportuno disputare la finale di Champions League allo stadio Olimpico Ataturk di Istanbul. Premetto che conosco un poco la realtà del popolo turco in quanto ho lavorato per 9 mesi in Turchia per una società italiana, e devo dire che sono persone semplici, accoglienti e con la gioia di vivere. Per questo, nonostante la mia ritrosia per la politica, non posso sottrarmi a dare la mia solidarietà ad alcuni cari amici turchi e al popolo in generale che, insieme ai curdi, sono vittime della dittatura instaurata dal presidente Erdogan. All’epoca della mia permanenza in Turchia Erdogan si presentava come un democratico, nel 2002 fu eletto primo ministro, nel 2014 è stato eletto presidente. Col passare degli anni ha aumentato a dismisura il suo potere tanto da diventare il dittatore di oggi. Oggi tutti hanno paura del regime instaurato. (...) Vogliamo credere che 11 ragazzi che giocano a calcio e conoscono benissimo la realtà del loro paese, che guardano in televisione l’immane tragedia del popolo curdo con donne e bambini massacrati dal loro esercito, abbiano avuto un motivo plausibile per fare il saluto militare? Quale politico di primo pelo vuole quindi togliere la finale di Champions League a questa gente che vede il calcio come espressione di gioia e di libertà? Si faccia avanti.
Caro Luigi, prima di tutto aggiorniamoci: mentre l’Europa chiacchierava di boicottaggio del calcio, incapace di altri interventi diplomatici, l’inviato di Trump, Pence, ha fermato Erdogan, gli ha impedito di continuare la sua opera sanguinosa, confermando che solo dagli Stati Uniti (o dalla Russia) possono nascere decisioni importanti a tutela del comune interesse, anche del nostro, dico di noi italiani. E adesso parliamo di Sport. Alla mia età non ne posso più di avere a che fare con tutti quei parastinchi che ad ogni manifestazione d’intolleranza di questo o quel governo chiedono di boicottare lo sport. A questi ricordo che dove passa lo sport cadono i regimi dittatoriali perché i loro leader sfidano la potenza più alta e invincibile: l’informazione che dello sport è voce e anima. Nel 1976, nonostante le urla dei comunisti e soci, andammo in Cile per la finale di Coppa Davis che vincemmo, aprendo contemporaneamente la porta - come raccontano i testi di storia economica di quel Paese - alle riforme democratiche pienamente risolte dopo pochi anni. Più breve fu la sopravvivenza del governo dittatoriale argentino al Mundial del 1978, durante il quale ci fu possibile mostrare al mondo le atrocità del regime e la tragedia dei Desaparecidos. Nel 1980 - senza che la sinistra obiettasse alcunché - andammo alle Olimpiadi di Mosca mentre il leader