Corriere dello Sport

«Ecco chi ha ucciso l’ultrà a Milano»

Scontri prima di Inter-Napoli preso un tifoso partenopeo

- Di Pietro Guadagno

Ora l’uomo che ha travolto e ucciso Daniele “Dede” Belardinel­li, l'ultrà varesino morto negli scontri prima di Inter-Napoli del 26 dicembre 2018, ha un nome e un volto. Si tratta di Fabio Manduca ed è stato arrestato ieri all’alba, su disposizio­ne del Gip Guido Salvini, con l’accusa di omicidio volontario. Secondo la ricostruzi­one, in quella tragica serata, era alla guida dell'auto, una Renault Kadjar, che tra via Novara e via Fratelli Zoja, non lontano da San Siro, ha investito Belardinel­li.

ACCELERAZI­ONE. Ci sono voluti ben 10 mesi di indagini, ma secondo le indagini della Digos, coordinata dal procurator­e aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, non ci sono dubbi sulle intenzioni di Manduca. Nell’ordinanza, infatti, si legge che ha diretto «la propria autovettur­a in accelerazi­one in direzione della vittima senza alcuna manovra diretta ad evitarne l'investimen­to e il sorpassame­nto del corpo denotano una particoa lare indole violenta dell'indagato ed una elevata pericolosi­tà criminale». Ciccimarra, capo della Digos, ha spiegato inoltre che, pur non essendoci immagini dell’impatto, «tutto viene ricostruit­o con i frammenti di ciò che hanno visto le varie telecamere. Alla fine abbiamo escluso tutte le auto dei tifosi napoletani tranne la Kadjar e una Audi A3: poi, grazie alle perizie, siamo arrivati all’individuaz­ione di Manduca. L’auto non era stata lavata, ma sequestrat­a subito: tutte le macchine hanno una certa quantità di sporco nella parte bassa, la sua aveva una striscia di sporco minore compatibil­e con l’investimen­to di “Dede”».

RICORSO. Ciccimarra ha anche denunciato che «dai tifosi dell'Inter abbiamo trovato un muro di omertà. Non hanno collaborat­o nonostante la vittima appartenes­se alla loro parte. Belardinel­li è stato travolto dalla Renault Kadjar guidata da Manduca perché era nel gruppo di testa sbucato subito dopo il segnale concordato dagli ultras, ovvero un fumogeno acceso dopo il passaggio della volante Meazza che precedeva i mezzi napoletani». Manduca ha provato a giustifica­rsi, sostenendo che «quello mi si è buttato addosso», ma la versione non coincide con il suo atteggiame­nto alla guida, come riscontrat­o, appunto, attraverso i video. L’arresto è stato contestato dall’avvocato dell’imputato, Dario Cuomo: «E' una misura cautelare ad effetto: la Procura di Milano ha voluto dare in pasto al ministero un risultato dopo undici mesi di costose indagini che hanno impegnato un numero impression­ante di magistrati e consulenti. stiamo già lavorando per ricorrere al Tribunale del Riesame»

PERSONALIT­À VIOLENTA. Secondo le informazio­ni fornite, Manduca, che insieme al fratello è titolare di un’impresa di pompe funebri già oggetto di indagini, sarebbe legato clan camorristi­ci, oltre a far parte del gruppo ultrà dei Mastiffs. E’ stato spiegato, inoltre che Manduca appare come «un soggetto inserito stabilment­e nel tessuto criminale del suo territorio oltre ai legami molto stretti con le frange estreme dell'ambiente dei tifosi ultrà», oltre ad avere «una personalit­à violenta spiccata che rende altamente probabile che reiteri delitti gravi di natura violenta».

Dinamica ricostruit­a attraverso i video Il Gip: «Accelerava verso la vittima»

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ANSA Fabio Manduca, il tifoso napoletano arrestato
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ANSA La ricostruzi­one dell'investimen­to effettuata dalla Polizia di Stato

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