Corriere dello Sport

Padrone delle loro anime

- Di Italo Cucci

Questa volta il Bologna non va in villa. Va a giocarsi come può la sua partita. Allo Stadium che si farà bolgia, come predicava Conte. Senza fronzoli, né accoglienz­e particolar­i. Più NIP che VIP. Una volta Luciano Conti il sabato veniva accolto dall’Avvocato Agnelli: «Gvadisce un Philipponn­at?». «Grazie, preferisco un’aranciata». Passò alla storia. E perdeva. Più tardi toccò a Giuseppe Gazzoni Frascara, sì, dei Frascara di Sezzè, lui pure piemontard­o. Fosse Giovanni, fosse Umberto, lui beveva champagne, dava e riceveva del tu, magari rammentava comuni pagine del libro di famiglia, stava a tavola come un principe. Ma perdeva.

Questo Bologna va allo Stadium come se fosse antico, gagliardo, molto pop, penso a ragazzi col fazzoletto intorno alle tempie e in petto quell’ansia primigenia che portava in casa altrui come ai tempi in cui faceva tremare il mondo. Ed era una minaccia, è vero, ma anche una promessa, siorsiori vi faremo vedere il calcio delle meraviglie. La conferma venne, più tardi, dal Paradiso. Poi più.

Sì, qualcuno ha vinto, in rossoblù, in quel sito inospitale; nonsoquand­o, ma con orrore lessi “Davide ha sconfitto Golia”. Mai stato Golia, il Bologna, neanche nelle intenzioni, giocoso fin che vi pare, muscolare talvolta, ma elegante, pure raffinato, perciò quasi vergognoso; e neanche fu Davide, mai, sì, era bello quel ragazzo, e audace, e tecnico, e amico degli dei, per questo abbattè quel gigante alto sei cubiti e un palmo. Il Bologna ha raramente avuto amici gli dei; per me, è sempre stato una figura d’uomo, Medeo, sì, Medeo Biavati, non troppo alto, né basso, faccia aperta e gaia da bolognese vero, veloce, tecnico, più smaliziato di Schiavio ombroso gigante, quel suo passo di danza che lo fece famoso, e Ondina Valla che mi confessò «era proprio bello, Medeo».

Beh, ciancio tanto perché vorrei che Sinisa li portasse allo Stadium così, i rossoblù, sfacciatam­ente vogliosi di vincere, testardame­nte convinti di potercela fare: per lui, leader spirituale padrone delle loro anime, per noi, pronti a cantare eroi in un luogo dove eroi non esistono, per il popolo rossoblù che ha già vissuto qualche sogno diventato realtà e vuole vincere. Anche perché, siamo chiari, ne ha bisogno la classifica. A me basta non torni fuori quel “semo” che disse: «Pazienza se si perde con la Juve che è la Juve, i punti andiamo a farli con le piccole...».

Per questo siamo diventati piccoli.

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