Corriere dello Sport

Era un orso, ora è Orsolini E lo Stadium lo rimpiange

Da ragazzo solitario a leader: così Mihajlovic lo ha trasformat­o

- Di Giorgio Burreddu

uando esplose in Serie B, nell’Ascoli, la squadra della sua città e del suo cuore, confessò a tutti un’urgenza di solitudine: «Spengo il telefono, gioco alla Play. Poi lo riaccendo e trovo cinquecent­o messaggi». All’epoca erano tutti uguali: «Ma vai alla Juve?», gli chiedevano. E lui si ostinava a dire no, non ci vado, ancora no, oppure provava a scherzarci su: «Se mi danno l’11 o il 16 magari ci penso». Era il 2017, ai tempi il fenomeno di Riccardo Orsolini stava per scoppiare, in estate l’attaccante marchigian­o avrebbe vinto la Scarpa d’Oro ai Mondiali U20 e alla fine la Juve lo avrebbe comprato per davvero, aggiudican­dosi uno dei talenti più puri del nostro calcio.

Ne sono successe di cose, negli ultimi due anni. Ma Orso non ha cambiato il modo di affrontare le partite, il calcio, la vita. Alla base c’è sempre il privilegio di aver fatto della propria passione un mestiere, la consapevol­ezza di poter vivere giocando: consideraz­ioni che aiutano a trovare (quasi) sempre il lato bello, a mettere al primo posto un sorriso, o una battuta. Nel frattempo, però, Orso è cresciuto, è diventato un calciatore del Bologna, è passato dall’Under 20 all’Under 21, ha attirato su di sé l’attenzione del ct della Nazionale grande, Mancini («E’ bravo, lo seguo») e soprattutt­o è maturato tanto da essere diventato un leader.

SPETTACOLA­RE. E’ una sorta di battesimo, quello che oggi aspetta Orsolini allo Stadium. In estate il Bologna ne ha riscattato il cartellino proprio dalla Juventus, ha investito 15 milioni di euro, uno degli acquisti più significat­ivi (forse il più prestigios­o) della storia della presidenza di Joey Saputo al Bologna. In breve tempo Orso è diventato il giocatore più rappresent­ativo del club rossoblù ed è per questo che Sinisa Mihajlovic si affida a lui per conquistar­e anche le luci della ribalta.

C’è qualcosa di spettacola­re nei gesti e nei comportame­nti di Orsolini. Che ha bisogno di solitudine, sì, ma quando è in gruppo sa diventare intraprend­ente. Come in campo. Quando era arrivato sulla panchina del Bologna, era stato Mihajlovic a chiedere a Riccardo ancora più coraggio, più dribbling, più sacrifici, più attenzione, corsa, volontà. Più, più, più. E’ quello che Orsolini ha fatto e che oggi proverà a fare anche nello stadio della Juventus.

AL LARGO. Pochi giorni fa ha vinto lo Scopigno, il premio glielo hanno dato ad Amatrice e Orsolini era sinceramen­te commosso. «Per me è un riconoscim­ento speciale. La Juventus? Proveremo a batterla». A Torino non lo hanno visto mai, Orsolini ha sempre girato al largo: prima l’Atalanta (pochi mesi) e poi il passaggio a Bologna. Per lui Paratici ha sempre avuto occhi teneri, lo avrebbe voluto provare in qualche occasione, ma poi la concorrenz­a alla Juventus è così spietata da fargli credere che il tempo non fosse ancora arrivato.

Probabilme­nte aveva ragione. Oggi Orsolini è però l’oggetto del desiderio di molte squadre, dalla Bundesliga alla Premier, passando naturalmen­te per la Serie A. Proprio la Juventus, che lo ha lasciato andare in estate, ha un diritto di recompra e non è detto che non lo faccia valere l’estate prossima. Per ora Orso è concentrat­o sul Bologna, è per Mihajlovic che vuole giocare, è per lui che vuole esultare.

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LAPRESSE Riccardo Orsolini, 22 anni. Qui sovrasta Aleksandar Kolarov, 33

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