Younes in corsa per un posto insidia Mertens e Insigne
Può scendere in campo alle spalle di Milik o mettersi a sinistra, lasciando che Lorenzo funga da partner
Resistere, resistere, resistere a oltranza: rimanendo rapito dai propri (cattivi) pensieri, per poi scacciarli via, al primo dribbling, al prossimo tunnel, in quest’ora e mezza che si avvicina e sembra possa appartenergli. Cosa volete che siano dieci (10) minuti appena di calcio, in due mesi interi: uno sbadiglio, un senso di insoddisfazione da domare, la rabbia che implode e che poi - ai ragazzi succede - spinge a distrarsi, a starsene aggrovigliato in quel microcosmo in cui Amin Younes s’è abbandonato. Sino a quando ha capito, mentre gli altri s’avvicinavano al Liverpool, d’aver imboccato la stagione contromano: fuori, perché fosse chiaro che ci voleva altro, un impegno costante, severo, e un rispetto per se stesso e anche per gli altri. «Ma ora si sta allenando benissimo». Forse, la sua sfida al «potere costituito» può cominciare, come un anno fa, quando dalla penombra spuntò Younes, tre gol e tre assist in quei cinquecento minuti sfruttati come avrebbe dovuto, sprigionando il suo talento, sistemandolo in corsia, spesso a sinistra, o anche nel cuore d’una squadra che lo aveva conquistato e di una città che lo spinge a twittare. «E’ bello essere a Napoli».
«De Laurentiis ha chiarito molti aspetti. Dieci anni qui? Mi trovo bene ma la priorità è il ciclo di partite che affronteremo»
REAZIONE. Non è stato semplice, non poteva esserlo: prima la fuga da Castel Volturno, nel gennaio del 2018, poi l’infortunio al tendine di Achille, nel giugno di quell’anno maledetto, in cui ruppe con l’Ajax e forse persino con se stesso, senza mai riuscire a capire cosa stesse combinando, dove avesse trascinato la genialità che lo aveva guidato sino alla nazionale tedesca. E’ stata durissima, almeno sino a quando non ha (ri) cominciato a sentirsi un calciatore, entrando in campo dall’uscio riservato ai titolari (Napoli-Udinese, 13 marzo scorso) ed ha infarcito quelle giornate della sua esuberanza, persino dei suoi eccessi stilistici, però di tante cose belle poi rimaste nelle intenzioni e soffocate nelle delusioni. Ma stasera c’è una speranza, neanche piccolissima: alle spalle di Milik, perché ci sa stare, o semmai a sinistra, lasciando che Insigne funga da partner. E comunque con il “monello del gol” di Frattamaggiore o con Mertens: esistere, esistere, esistere a oltranza.
«Insigne quando è sereno ed è allegro, è un giocatore fondamentale; quando è ombroso, invece, non esprime le sue potenzialità»
«Dei rinnovi di Mertens e Callejon si parla da tempo Il loro rendimento è sempre stato notevole. Il Napoli vuole tenerli»