Corriere dello Sport

«LOTITO MOTIVA NOI CI PROVIAMO»

Il campionato riparte con un confronto diretto all’Olimpico Inzaghi raccoglie l’invito: «Il presidente ha voluto spronare la Lazio e il mio lavoro è sotto gli occhi di tutti. La Champions? Attrezzati come le altre, 5-6 squadre più forti. Con l’Atalanta al

- di Fabrizio Patania

Non può perdere, sarebbe un macello. Inzaghi lo sa e lo ha detto alla squadra. Deve evitare la fuga dell’Atalanta e tenere il quarto posto nel mirino. La Champions genera pressioni, ansia, frenesia. E’ diventata un’ossessione per Lotito. Troppe volte l’ha mancata. Non si accontenta più dei trofei che pure sono stati soffiati alla Juve di Allegri. Ha chiesto alla Lazio di arrivarci, di combattere, di rendere al massimo. Spera di aver innescato una reazione. Ha parlato di doveri, richiamand­o tecnico, giocatori e dirigenti alle proprie responsabi­lità. Simone ha raccolto l’invito. Certe parole non gli sono piaciute, ma il chiariment­o con il presidente lo ha rasserenat­o e così ha risposto in modo positivo sul tema più discusso in settimana. Lotito non gli ha tolto automomia, gli ha solo chiesto di non isolarsi e valutare anche i suoi suggerimen­ti o quelli di Tare e Peruzzi. «E’ normale che un allenatore prenda dieci-venti decisioni al giorno e cerchi di sbagliare il meno possibile. Il lavoro fatto da me, dal mio staff e dai giocatori in quattro anni penso sia sotto gli occhi di tutti e nessuno può toglierlo. Per quanto riguarda il presidente lo conosciamo, è un grandissim­o motivatore, penso abbia voluto spronare tutto l’ambiente Lazio».

VALORI. Resta la Champions come traguardo fissato. Inzaghi ci proverà, lo ha ripetuto. «Dobbiamo alzare la famosa asticella, abbiamo una squadra attrezzata, come lo sono le altre. Deve essere conscia delle proprie possibilit­à, deve sapere che dopo piazzament­i e trofei ci manca l’ultimo tassello e stiamo facendo di tutto per arrivarci. A livello di gioco questo è il migliore dei miei quattro anni, come classifica ci manca qualche punto. Dobbiamo correre». Sul concetto è tornaquel to stimolato dal confronto con l’Atalanta. Percassi in estate ha allungato la panchina. Inzaghi lo ha voluto sottolinea­re. «Sono entrati in Champions e hanno mantenuto lo stesso organico senza vendere nessuno (a parte Mancini alla Roma, ndi). Poi si sono rinforzati tantissimo con Muriel, Malinovsky­i e Kjaer. Quei tre giocatori hanno dato a Gasp rotazioni che l’anno passato non aveva». Non solo Gasp come segreto del miracolo bergamasco. «Mi sembrerebb­e ingeneroso per il presidente, per la squadra e per i tifosi. Tutto l’ambiente li ha trascinati per una grande cavalcata in campionato e anche in Coppa Italia pur avendo perso la finale. Hanno fatto un cammino meraviglio­so e lo stanno portando avanti. Gasperini è il valore aggiunto, ma tutti remano nella stessa direzione e si sono tolti grandi soddisfazi­oni come ce le siamo tolte noi in questi quattro anni». Sul tema quarto posto, ha aggiunto facendo risaltare la concorrenz­a: «Il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare tra le prime quattro facendo passettino che ancora ci manca. Dobbiamo colmarlo, ci saranno difficoltà perché a volte combattiam­o con cinque o sei squadre sulla carta più forti di noi».

DISCHETTO. Inzaghi proverà a replicare il 15 maggio. «La partita dovrà essere interpreta­ta nel modo migliore, come in finale di Coppa Italia. Hanno vinto e hanno perso con la Lazio anche loro, tutti hanno le proprie preoccupaz­ioni». Differenze contenute. La fame? «In finale di Coppa Italia ne avevamo più noi, in campionato no. All’Atalanta invidio la continuità di risultati. A livello tecnico non siamo inferiori. Certo stanno facendo grandi cose, da tre-quattro anni siamo a contatto in classifica, onore a loro». Chiarito in modo definitivo il rigore assegnato a Correa. «Per parlare bisognereb­be vivere lo spogliatoi­o. Il Tucu viveva un momento delicato per suoi problemi, tutti noi lo sapevamo e non era improvvisa­to sul dischetto. Si ferma con Immobile, Luis Alberto e Jony in allenament­o. Abbiamo voluto tutti quanti, allenatore e giocatori, fargli tirare il rigore. Dopo è facile parlare, prima si prendono le decisioni e la mia era quella di far battere Correa». Due punti persi.

«Che panchina, ora Gasp può ruotare Correa? Lo volevamo tutti sul dischetto»

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BARTOLETTI Claudio Lotito, presidente della Lazio dal 19 luglio del 2004

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