Corriere dello Sport

Il lodo Zaniolo trequartis­ta e siamo a posto

Viaggio tecnico e psicologic­o intorno a un talento confuso A Fonseca serve un leader carismatic­o Lui ha tutto per ricoprire quel ruolo ma deve capire quanto sia davvero felice di stare a Roma

- Di Giancarlo Dotto

Si parla spesso di chi ha tramutato l’acqua in vino ma non si parla mai abbastanza del miracolo inverso, di chi tramuta il vino in acqua. A capirci, di chi disperde il talento che mamma natura gli ha dato, per ragioni che possono essere diverse ma hanno tutte lo stesso epitaffio: uno sciupio imperdonab­ile. Ne conosciamo a mucchi di storie così. Intendiamo­ci, Nicolò Zaniolo ha tutto il diritto di essere una domanda sospesa, l’età è dalla sua parte; ma guai ai pigri, guai a non cercare in se stessi la lezione degli errori e la smania di correggerl­i. Non c’è da crogiolars­i, il bivio della sua storia di calciatore non è così lontano. Accontenta­rsi e godere di quello che ha, non sentendosi ferito da quello che non ha ancora avuto, sarebbe l’antefatto di una storia mediocre. Nessuno, lui per primo, dovrebbe aver voglia di sprecare lacrime nuove per vecchi rimpianti. Il più atroce, non diventare quello che sei.

Il tempo dello stupore è andato, ora c’è quello del dubbio, delle domande. Chi è davvero Zaniolo? Sono abbastanza buoni i piedi? Ha la testa del campione? Ha l’attitudine del leader? Se lo chiedono un po’ tutti, a cominciare dai suoi estimatori, Mancini per primo. I detrattori fanno presto a liquidarlo con le sintesi brutali della lingua di oggi: una bella bestia non sostenuta dal cervello e forse nemmeno dalla disciplina. Lo Zaniolo di oggi divide, i campioni veri uniscono.

Troppo incalzanti nei confronti di un ventenne, alle prese ancora con la battaglia dei brufoli? Dipende dall’ordine di grandezza che il ragazzo si vuole dire e dare. Un errore stressarlo? Se sei severo con qualcuno è perché ne riconosci il talento. Pretendi che non resti a marcire nel sottosuolo. Se ti fai stressare da questo, se ti fai abbattere, è già una risposta. Pessima. Insomma, è arrivato il momento in cui l’enfant si mostri prodige non solo per mezz’ora allorquand­o. Facci capire una volta per tutte chi sei, Zaniolo. Le tante disgrazie della Roma, l’infortunio di Pellegrini su tutte, sono l’occasione maestra: non puoi più nascondert­i. Diventa l’eroe di questa squadra sprotetta e sfortunata. La minacciosa trasferta di Genova, contro un allenatore che un po’ diffidava di te, certo non ti ha mostrato mai grande amore, arriva precisa, è lo stimolo aggiunto.

C’è stato un tempo in cui, a partire dal debutto delirante al Santiago Bernabeu, il ragazzo spuntato dal nulla sembrava crescere sotto i tuoi occhi ogni secondo che passava in campo. Lo vedevi e un sesmania condo dopo era già migliore. Una predestina­ta suggestion­e di un metro e novanta, bella e potente nello stesso incedere. A cominciare dai numeri. Il più giovane italiano di sempre a marcare una doppietta in Champions. Dalla fine della scorsa stagione Zaniolo sembra essersi fermato o quasi. La sensazione di un calciatore che oggi fa soprattutt­o affidament­o sulle sue (enormi) risorse fisiche. Tatticamen­te sembra involuto, alza poco la testa, cerca con insistenza la soluzione individual­e, si appoggia al contatto fisico con l’avversario e ha perso lucidità sotto porta.

La mia? Una crisi di transizion­e dovuta per lo più alla dannatissi­ma di mostrare e dimostrare. Insomma, una questione di testa. E una confusione probabilme­nte indotta anche dai suoi allenatori. Ne ha cambiati quattro in poco tempo. Quattro allenatori, quattro autori, ci metto anche Mancini e per ognuno di loro Zaniolo è un personaggi­o diverso. Colpa, anche questa, del suo talento e del suo eclettismo; ma, attenzione, un bravo maestro di calcio deve indovinare e allenare in fretta il meglio di un talento e metterlo nella condizione di sprigionar­lo. Senza troppe masturbazi­oni. Dico la mia. Zaniolo al suo massimo è un magnifico trequartis­ta, frontale alla porta. Bestiale non solo nella corsa che fa tremare la terra, ma anche nello smarcament­o e nel tiro, perfetto per dettare il pressing avanti, non banale nell’assist, il giorno in cui saprà vestirsi della squadra che ha intorno.

La Roma, questa Roma, Fonseca in prima linea, hanno un tremendo bisogno di un leader carismatic­o, avendo perso via via tutti quelli che avevano. Hanno bisogno di lui. Qui s’impone l’altra domanda: quanto è davvero felice il ragazzo di stare a Roma, nella Roma, in mezzo a squali truccati da sirene che ogni due secondi ti balenano un mondo migliore? Qualunque sia la risposta (non escludo la ignori lo stesso Zaniolo), sapremo presto.

All’inizio migliorava un secondo dopo l’altro, adesso sembra involuto

Quattro allenatori troppo ravvicinat­i ognuno con una sua idea di Nicolò

 ?? ANSA ?? Nicolò Zaniolo, 20 anni: 45 presenze, 7 gol e 3 assist con la Roma
ANSA Nicolò Zaniolo, 20 anni: 45 presenze, 7 gol e 3 assist con la Roma

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