Corriere dello Sport

«Ricorda Djokovic ma è all’inizio Riparliamo­ne tra qualche anno»

Piatti: «E’ un giocatore in costruzion­e. La sua forza? Sempre costante, anche a 15 anni quando perdeva»

- Di Stefano Semeraro

«Sì, è stato bravo. Ma il vero Sinner lo vedremo fra quattro anni….». Smorza, sopisce, soffia sul fuoco Riccardo Piatti. Ma anche al telefono lo capisci che gongola. Perché Jannik Sinner negli ultimi cinque anni è cresciuto passo dopo passo al Piatti Tennis Center di Bordighera, e oggi è la dimostrazi­one lampante, l’ennesima, che il ‘metodo Piatti’ funziona. Eccome.

Riccardo, si lasci andare: per Jannik è la prima semifinale, ad appena 18 anni.

«Okay: è una vittoria importante, più di quella contro Monfils, perché Tiafoe è attorno al numero 50 Atp e ha più o meno la sua età e rispetto a Gael, che gioca una palla sempre uguale gli offriva più difficoltà. Significa che è già a buon livello, forse anche sopra la media. Ma Jannik resta un giocatore in costruzion­e. Gioca bene, ma a sprazzi. Resta tanto da lavorare».

Lei di giocatori forti ne ha allenati parecchi, da Djokovic a Ljubicic, da Gasquet a Coric: Sinner gliene ricorda qualcuno?

«Diciamo che è molto simile. Ma deve dimostrare di sapersi migliorare come loro, di avere la stessa testa. Djokovic è uno che ha lavorato tantissimo su se stesso. Per ora ha fatto tutti i passi giusti, ora sta maturando fisicament­e. I prossimi quattro anni saranno decisivi. Non deve perdersi».

A Bordighera da qualche mese si allena anche Maria Sharapova: ha dato qualche consiglio a Sinner? «Tre settimane fa ho portato Jannik a cena con lei e Marat Safin. Per capire come pensano, come ragionano i numeri uno, dentro e fuori dal campo. Maria ad esempio è una ragazza molto semplice, la sua forza è che sa scegliersi due o tre priorità, il resto non conta. E Marat ha spiegato a Jannik come affrontare certe partite».

Facciamo un esempio?

«Jannik era arrabbiato perché aveva perso contro Kukushkin (kazako, n.58 Atp). ‘Non sbagliava mai, dovevo sbagliare di meno anch’io’, mi ha detto. Sbagliato: a Maria e Marat ho chiesto come giocavano loro a 18 anni, e tutti e due hanno risposto: non ci preoccupav­amo di non fare errori, ma di spingere per vincere. E’ quello che deve fare Jannik. Non deve preoccupar­si di mettere la palla in campo con Kukushkin, ma di migliorare per essere forte domani». Quanto forte?

«Fra i più forti. Ma per riuscirci deve continuare così, senza distrazion­i, su questo sarò molto severo. La forza di Jannik è che va spedito. Adesso è facile, attorno ha tanta gente, ma sapeva farlo già a 15 anni, quando ha perso 35 partite, 6-0 6-1, e nessuno se lo filava».

Per Piatti quanto importante è Sinner?

«E’ uno de progetti più importanti della mia carriera. La fortuna è che da quando è venuto a Bordighera a 13 anni non ho mai avuto problemi con i genitori o con altri coach. Jannik è molto simpatico e intelligen­te, il 18enne che tutti vorrebbero come figlio, ma pensa solo a giocare a tennis, e lo fa bene. Una volta gli ho chiesto chi era secondo lui il miglior coach del mondo. ‘Sei tu’, mi ha risposto. No, gli ho detto. ‘Io ti metto a disposizio­ne delle opportunit­à, ma sei tu il miglior coach di te stesso’».

«Non deve perdersi Da Sharapova e Safin ha imparato come giocare a 18 anni»

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Riccardo Piatti, 60 anni, allena Sinner a Bordighera
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