AZZURRI L’OMNIUM È AMARO
Per i nostri colori è stata una grande occasione persa Sesto Viviani, quinta la Paternoster: la rimonta non è riuscita, per entrambi hanno pesato le prime prove
Ci eravamo abituati così bene che uscire dalla giornata dell’Omnium senza medaglie al collo ci lascia una sensazione amara di occasione persa.
Sesto Elia Viviani, quinta Letizia Paternoster. Un andamento praticamente simile, con le prime due prove del pomeriggio che hanno pesato moltissimo sul risultato finale: settimi a metà gara, nè Elia nè Letizia sono riusciti a rimontare fino al podio.
ETERNITA’. E’ indiscutibile che Elia puntasse molto su questa prova, che gli ha dato oro ed eternità ai Giochi di Rio, tre anni fa. Lui stesso aveva ammesso che avrebbe corso l’Eliminazione, il primo giorno, soltanto per arrivare al meglio alla prova di ieri e all’Americana di domani, i suoi veri obiettivi in questo campionato europeo.
Poi però l’Eliminazione gli aveva portato subito tutto, oro, maglia con le stelle e inno di Mameli, nonostante le ore precedenti la corsa Elia le avesse passate a letto con la febbre e un’influenza intestinale.
DESTINO. Quello che il destino gli ha dato il primo giorno, glielo ha tolto ieri: fin dalle prime due prove non è sembrato il miglior Viviani. Soltanto ottavo nello Scratch, sesto nella Tempo race, Elia ha dato l’illusione di rianimarsi nell’Eliminazione, che evidentemente in questo momento gli va molto a genio.
«Proviamo a risalire», ha detto prima di andarsi a riposare in vista dell’ultimo round. Ma non sembrava così convinto. E’ partito dal quarto posto in classifica per la Corsa a punti, ma non è mai stato davvero in partita. Lento, appannato, Elia si è presto chiamato fuori dalla lotta per le medaglie, che ha premiato tre dei grandi favoriti della vigilia: oro all’inarrestabile francese Thomas, argento al danese Hansen, il campione olimpico di Londra, e bronzo all’inglese Wood.
Benjamin Thomas vive in Italia, in provincia di Brescia, con la compagna Giulia Donato, ex pistard. Quest’anno, a fine maggio, proprio sulle nostre strade se l’è vista brutta: si stava allenando sul lago di Garda quando una macchina non gli ha dato la precedenza a una rotonda e lo ha preso in pieno. Per fortuna adesso è soltanto un brutto ricordo.
FUTURO. Quinta Letizia Paternoster, ma guai a parlare di delusione. Proviamo a non fare una considerazione sulla taglia della trentina in confronto a quella delle sue avversarie, perché sarebbe come paragonare Bambi ai cacciatori e qualcuno potrebbe venire a dirci che non è corretto.
Parliamo allora di età e di relativa esperienza. Sul podio ci sono andate Kirsten Wild, oro, Laura Kenny, argento, e Tatsiana Sharakova, bronzo. L’olandese in carriera ha vinto un argento in linea ai mondiali di Doha, tre anni fa, ma soprattutto sei titoli mondiali su pista e quindici medaglie agli Europei: ha 37 anni. L’inglese ha vinto quattro medaglie d’oro ai Giochi Olimpici (due a Londra e due a Rio) oltre a sette titoli mondiali e dodici europei; è sposata con un pistard, ha un figlio di due anni: lei ne ha 27.
LEGGENDA. Tatsiana Sharakova è una leggenda dello sport nel suo Paese, la Bielorussia: ex dopata (ha all’attivo 18 mesi di stop nel 2012), ha 35 anni.
Letizia Paternoster ha cominciato a correre contro di loro soltanto quest’anno: ha già vinto molto nei velodromi e sta cominciando a farsi largo anche su strada, ma fino a Tokyo vuole concentrarsi soprattutto sulla pista, perché sogna di andare all’Olimpiade praticamente da quando è nata. Cresciuta a Revò, minuscolo paesino con due campanili in val di Non, ha compiuto 20 anni a fine luglio. Ieri nell’Omnium ha dovuto rincorrere: seconda nello Scratch, disastrosa nella Tempo Race (undicesima), Letizia è rimasta coinvolta in una caduta all’inizio dell’Eliminazione, ma dopo la neutralizzazione è risalita in bici e ha chiuso seconda, terza nella generale. Ha cominciato bene anche l’ultima corsa, ma nel finale è sparita, forse anche per le botte prese, perdendo il podio e anche il quarto posto.
Oro all’inarrestabile francese Thomas, medaglia d’argento al danese Hansen