Ancelotti: Napoli, voglio coraggio
Azzurri a Salisburgo, il tecnico: «Doppia sfida fondamentale, Lozano è ok»
La verità, quasi tutta la verità e nient’altro che la verità è in questa notte (apparentemente) buia e (sicuramente) tempestosa: e mentre Salisburgo-Napoli sta per cominciare, con il suo carico di tensione, ciò ch'emerge limpidamente è la necessità assoluta di sapere cosa sia cambiato, quanto sia cambiato e quanto possa ancora cambiare in quest’orizzonte ancora vago che va illuminato di sé: «Io so cosa voglio dal Napoli: a me basta che mostri carattere, che faccia la partita con personalità, che sia coraggioso». La verità è racchiusa in quest‘ora e mezza che riempie Napoli e gli spettina i pensieri per quello 0-0 di Genk divenuto il tormento esistenziale d’un allenatore che ne ha viste tante e altrettante ne vuole vivere: ma stasera è ormai un altro giorno e Ancelotti vedrà come intervenire, dove intervenire, quanto intervenire su una squadra riemersa dalle brume con il Verona e intenzionata a ricostruirsi dentro e fuori ma immediatamente. «È una partita che va giocata con quattordici uomini, perché possono cambiarla anche quelli che eventualmente subentreranno dalla panchina: la formazione, lo so, è un giochino della vigilia per i giornalisti, ma è importante che non la sbagli io e dunque...Tutti hanno possibilità».
ATTENZIONE. Salisburgo-Napoli è un crocevia (lo dice la classifica) pericolosissimo, può modificare lo status attuale, generare ansia o anche spargere un alone d’entusiasmo: però le statistiche, maledizione, sussurrano che le trasferte sono diventate un fastidio insopportabile da tre anni, da Lisbona con il Benfica, che Ancelotti doma con un sorriso largo e una spruzzata di ironia. «E allora non è solo colpa mia ma anche di Sarri. Sappiamo bene che questo è uno scontro diretto: far bene qui è fondamentale per il passaggio del turno».
GLI INGREDIENTI. E’ cambiata l’aria, intorno al Napoli, e rispetto a Genk non ci sono quelle facce tese, almeno non si vedono, né quel clima opprimente che Ancelotti arricchisce di sana leggerezza, pur restando «tremendamente serio» quando annuncia gli ingredienti: «Va imposto il nostro gioco, le nostre idee, le nostre qualità. Sarà una partita di grande intensità, abbiamo l'esperienza dello scorso anno che può servire anche se è vero che dopo venti minuti avevamo la qualificazione in tasca e dunque la sconfitta fu indolore. Però .... ».
(QUASI) DECISIVA. E però poi ci sarà ancora tutto un girone di ritorno, è vero, con due gare al san Paolo e una sola trasferta, a Liverpool: val la pena di evitare di correre il rischio di ritrovarsi travolto, ancora, da quell’insolito destino di giocarsi tutto alla fine, semmai anche con le orecchie allungate altrove. «E’ soprattutto in queste due gare con il Salisburgo che ci giochiamo molto, che potranno decidere il passaggio del turno. Io voglio vedere subito una squadra che metta tutto quello che ha contro un avversario solido e che sta facendo molto bene».
FARE IL NAPOLI. Servirà il Napoli «autentico», quello stile-Liverpool, o magari che gli somigli: serviranno gli uomini (veri) e gli schemi, l’identità ma a e sia il limite attuale di questa squadra ricca di talenti. «E che però deve anche tirare fuori la propria personalità, da aggiungere alla sua enorme qualità. Solo in questo modo si vince». E si emette (quasi) un giudizio vero, persino definitivo. Ieri, nella seduta di allenamento, c’è stato un colloquio con la squadra alla Red Bull Arena e alla fine c’è stato l’applauso della squadra ad Ancelotti.
«Dobbiamo mettere in campo la nostra qualità e anche la personalità»