«Sono stato io a volere il Palermo Ora voglio dargli tutto me stesso»
I tifosi lo amano «L’ovazione del Barbera? Sì, è stata da brividi»
Due prodezze, nelle ultime due partite, altrettante fenomenali rimonte nello spazio di un paio di minuti, la sua firma sui sorpassi a Biancavilla e contro il Licata, un gesto eloquente al Barbera con le mani rivolte alle parti basse, immagine da regalare ai tifosi come per dire: “Visto? Abbiamo gli attributi ...”. E per far capire al mondo rosanero che il futuro è cominciato. Mario Alberto Santana ha scelto il suo destino e lanciato il Palermo in fuga. Da palermitano d’adozione. «Sono stato io a contattare Sagramola per chiedergli di far parte di questa era. Mi hanno dato fiducia. Cercherò di ripagarli al massimo», la sua promessa da primo acquisto della società, scelto per aprire la via della rinascita. Come? Con gol decisivi, numeri da grande artista del pallone, da autentico capitano nell’animo, dentro e fuori lo spogliatoio.
ALTRA VITA. A quasi 38 anni, la terza avventura palermitana ha significati particolari. E non capita per caso. Ragioni di cuore, da qualunque punto di vista si voglia guardare: nuova famiglia con Federica e le figlie Alis ed Emily; nuove emozioni calcistiche. E attenzioni tutte per lui. Il più titolato, il più “rosanero”, guida per i giovani, numero uno per trascinare la squadra fra i professionisti. Domenica scorsa, i tifosi gli hanno dedicato un’ovazione: «Mi sono venuti i brividi. Alla mia età una cosa del genere è come un riconoscimento per quello che continuo a fare. Se sono il miglior Santana? Posso dare di più da un punto di vista fisico».
I compagni, del resto, non hanno dubbi: «Corre più dei giovani», sintetizza Crivello. Con una personalità completata in D nella Pro Patria, con promozione e scudetto di categoria, e trasportata a Palermo per inculcare ai più giovani gli insegnamenti ricevuti da Corini, Toni e Zauli. I risultati? Settima e ottava meraviglia firmate con un paio di capolavori. Santana, malgrado una carriera ad alte quote, sta vivendo la fase più fulgida della sua attività a Palermo, dove ottenere la promozione in C equivale ad una Champions.
PASSATO E FUTURO. E’ lui l’anello di congiunzione e, insieme, il simbolo del cambiamento. Lo dicono anche i numeri: 97 presenze in campionato, tra ieri e oggi, 91 col vecchio Palermo di Zamparini (33 in B, 58 in due stagioni di A), 6 col nuovo di Mirri. In totale, con la maglia rosa ha raggiunto quota 113 partite, contandone anche 7 in Coppa Italia (1 con il Palermo attuale) e 9 in Uefa.
Pur essendo ormai italiano di passaporto, nell'elenco degli stranieri rosanero è al 12° posto totale, l'unico che può scalare molte posizioni. Ha scavalcato Ilicic e Nestorovski (107 Ilicic, 99 Nesto), ha raggiunto Trajkovski (113), vede Bresciano (116), Cavani (117), Hernandez (122), può entrare a breve nella top ten. Fra gli argentini, superato Vazquez (109), solo Munoz e Vernazza hanno più presenze di lui. Quanto ai gol, è l'unico dell'era recente ad avere segnato con "entrambi i Palermo". Nove in totale, il primo in B nel 2002 a Vicenza, poi tre in A (doppietta al Lecce e gol all'Udinese nel giorno dell'15) e ora tre in D, più altri 2 nelle Coppe, uno in Uefa a Cipro (vittoria per 4-0 sull'Anorthosis) e quello al Biancavilla, quest'anno. E la storia continua.
«Si è creato un bel rapporto col pubblico Far parte di questa avventura mi esalta»