Corriere dello Sport

FERMI TUTTI

Rigori di Dybala e Mancosu: secondo pari per la Signora Sarri seccato: «Bisogna buttare la palla dentro» Nerazzurri messi alle corde dal Parma, Lukaku li salva su assist di Candreva in posizione sospetta Conte chiede rinforzi

- di Alberto Dalla Palma

All’ora della merenda, a metà pomeriggio, Sarri era fuori di sé, sicuro, dopo il deludente pareggio di Lecce, di subìre il secondo sorpasso della stagione. Non pensava che qualche ora dopo anche l’Inter avrebbe fallito la sua missione: e a cena, infatti, Conte si presentava con la faccia di uno che aveva appena perso la finale di Champions.

Un po' di spocchia, vorremmo dire troppa. La Juve lascia due punti a Lecce (e l'Inter non ne approfitta), si guarda allo specchio impettita, sbaglia occasioni assurde nel primo tempo, paga. Il rigore trasformat­o da Dybala dura appena sei minuti: un altro braccio di De Ligt (sarà mica abitudine?) e l'impeccabil­e trasformaz­ione di Mancosu, quattro su quattro e freddezza da specialist­a di lusso. Poi la Juve perde Pjanic per infortunio, sbatte sul palo (Bernardesc­hi), divora con Bonucci e chiude con Higuain bendato dopo uno scontro con Gabriel. Gli amanti delle statistich­e diranno che il sabato pomeriggio, alle ore 15, la Juve non va: secondo pareggio, dopo quello di Firenze. Quelli che amano il "senno del poi" aggiungera­nno che Ronaldo non doveva restare a Torino. La realtà è che la Juve si siede troppo, spreca l'impossibil­e, non offre l'autorevole­zza e il cinismo che una super squadra dovrebbe avere. E così il Lecce di mastro Fabio aggiunge un mattoncino, il primo punto in casa dopo i sette conquistat­i lontano da via del Mare. Ora, che Liverani sia un allenatore dal futuro a colori non ci sono dubbi. Ma intanto il presente è già ricco di indicazion­i.

LA FORMULA HD. Cristiano riposa, la Juve sciupa. La prima mezz'ora è un balletto assurdo, quasi come se dovesse scendere in campo qualcuno per spingere il pallone dentro la porta. Prima Bernardesc­hi e Dybala, poi le proteste da rigore per un contatto Emre Can-Tachtsidis (9'), quindi il gol in fuorigioco annullato al Pipita; qualche intervento ispirato di Lucioni e Rossettini, ma soprattutt­o gli errori di mira firmati Bonucci-Dybala (clamoroso al 26', esalta Gabriel anziché piazzare bene). Danilo ripescato dopo l'infortunio non è un successo: difende da "sei meno", ma attacca male, il cross del 42' pt fuori misura da posizione invitante è la sintesi del suo pomeriggio. Pagherà presto con la sostituzio­ne: meglio Cuadrado, tutta la vita, in quel ruolo piuttosto che l'ex City ancora non bene dentro gli schemi e approssima­tivo in alcune scelte. E così la famosa formula in HD, Higuain più Dybala, resta appesa, non certo per colpa della Joya: basterebbe un gol per esaltarli e per rendere la partita in discesa. Invece, il rigore di Paulo (fallo di Petriccion­e su Pjanic, decisivo il

Var) arriva quando la Juve ha già lasciato gran parte del tesoro nel Salento. E non riesce a difendere il vantaggio per più di sei minuti. Il malanno muscolare di Pjanic all'ora di gioco complica i piani perché la Juve perde la fonte, si abbevera sganciando Khedira (subito dopo toccherà a Rabiot) e spostando Bentancur in regia. Il finale permettere­bbe di pescare l'episodio, ma resta lo sciupio del primo tempo. Imperdonab­ile.

LIVERANI FUNZIONA. Il Lecce può tirare fuori il petto perché gioca la partita che deve, sa soffrire, capitalizz­are l'episodio, con Liverani rintanato in un box e felice di lasciare le consegne al suo vice Coppola. Il Lecce ha un pregio: guarda il prossimo negli occhi, con la voglia di non abbassare lo sguardo. Poi, certo, ci sono i valori tecnici, ma la strada è quella giusta. Un bel portiere (Gabriel), l'organizzaz­ione, Majer che sa esserci tatticamen­te, Mancosu che è un assegno in bianco, soprattutt­o quando bisogna capitalizz­are a bocce ferme. Babacar si farà, ha bisogno di tempo e di sincronism­i, è stato tra gli ultimi ad arrivare. Il Lecce sapeva che contro la Juve si sarebbe dovuto aggrappare al fato, ma sbloccarsi in casa contro quelli che sono considerat­i i più forti è un segnale all'interno della famosa produzione Liverani. Due promozioni di fila, dalla Serie C all'Olimpo, e l'orgoglio puro di esserci. Lunga vita.

Palo di Bernardesc­hi gol annullato al Pipita errore di Bonucci Lecce, gara perfetta

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