Il ruggito di Leclerc
Qualificazioni controverse e con polemica: la prima fila spettava a Leclerc e Vettel In pole senza rallentare davanti alla Mercedes di Bottas distrutta, come invece avevano fatto Vettel e Hamilton. Convocato in giuria
F1, alle 20.10 il Gp del Messico Le Ferrari vanno fortissimo Nelle prove giallo Verstappen
Nella casa dei Diablos Rojos del baseball, i veri diavoli rossi sono i due Bibì e Bibò della Ferrari. Sempre in lotta tra loro, ma ieri fianco e fianco contro un comune nemico: Max Verstappen. La pole position del fenomeno della Red Bull è stata a lungo in discussione nella notte italiana: inizialmente non era stata aperta un’investigazione formale, ma due ore dopo la fine delle qualificazioni il pilota olandese è stato convocato dalla giuria.
Premiazione, foto di rito e interviste erano avvenute secondo i canoni rituali, come se uno sgarbo al Regolamento Sportivo, e in senso lato allo sport, non fosse stato compiuto. Un episodio obiettivamente controverso.
Max aveva lasciato ballare le Rosse fino alle prove libere, poi aveva preso il comando delle operazioni: più veloce di tutti nella Q1, nella Q2 e in entrambi i tentativi in Q3. Ma negli ultimi metri della terza sessione, quando la pole position era stata ipotecata nel primo giro veloce (1’14”910), Verstappen ha fatto una scelta d’impulso che ha rimesso in discussione la sua partenza al palo.
SOLO MAX TIENE GIÙ. Con Vallteri Bottas seriamente a muro (illeso) e la bandiera gialla, nell’ultima curva in cui Vettel e Hamilton hanno alzato il piede, Verstappen ha tenuto giù. Non poteva sapere che migliorare il suo tempo (1’14”758) non sarebbe servito perché quello precedentemente segnato lo avrebbe visto comunque partire davanti a tutti. Ma quelli non sono istanti in cui si calcola: con macchina ferma a muro e la bandiera gialla, si rallenta. Lui non lo ha fatto e le conseguenze avrebbero dovuto essere chiare e inequivoche, secondo quanto ha dichiarato Mattia Binotto: «Con un pilota a muro si alza il piede, e non farlo vuole dire infrangere il regolamento». Un vero giallo (scusate eh?).
Per oggi si annuncia una gara non meno tesa e controversa rispetto alle qualificazioni: il lungo tratto tra la partenza e la prima curva induce al tentativo immediato di sorpasso, già dopo lo stacco al semaforo. Le Red Bull com’è tradizione in questo circuito dalle caratteristiche oblique, in cui tutto è distorto dall’altitudine (2.250 metri), va fortissimo, ma il gioco delle scie, la scarsa efficiacia del DRS per via dell’aria rarefatta, i possibili incidenti come si era già visto venerdì e la vigilia ha confermato, e un ampio ventagilio di strategie possibili (ne esiste anche una pazza su tre soste) potrebbero proporci qualcosa di inaspettato.
AIUTINO DAL 2015. Giallo anche tra i gialli. I piloti della Renault si sono dovuti confrontare con un handicap: abituarsi in uno schiocco di dita all’esercizio di ripartire la frenata a ogni curva. Un’abilità che solo Ricciardo e soprattutto Hülkenberg, alla Renault da tre anni, non avevano allenato, mentre i loro avversari sì. La doppia squalifica dopo il GP del Giappone ha gradualmente portato alla luce un aspetto nascosto, che è stato svelato da Romain Grosjean, allora in quel team: il dispositivo, contrario al Regolamento Sportivo visto che forniva un aiuto al pilota, sarebbe stato usato dalla squadra di Enstone fin dal 2015, quando si chiamava Lotus.
Cyril Abiteboul, capo della scuderia francese, si è giustificato dicendo che «il sistema lo usavamo da anni e non pensavamo certo di trovarci in questa situazione». Una brutta figura per Renault, in Formula 1 molto deludente e nonostante l’aiutino.
Binotto: «Con un pilota a muro si alza il piede, lo stabilisce il regolamento»