Corriere dello Sport

SBIANCHETT­ATI!

Una fantastica Inghilterr­a mette fine al regno dei bi-campioni iridati Tuilagi in meta dopo appena 1’39” poi la difesa cancella gli All Blacks In N. Zelanda è la «fine del mondo»

- Di Francesco Volpe

(10-0) - INGHILTERR­A: Daly; Watson, M. Tuilagi (34’ st Joseph), Farrell, May (5’ st Slade); Ford, B. Youngs (23’ st Heinz); B. Vunipola, Underhill (30’ st Wilson), Curry; Lawes (15’ st Kruis), Itoje; Sinckler (7’ st Cole), George (30’ st Cowan-Dickie), M. Vunipola (30’ st Marler). All. E. Jones.

NUOVA ZELANDA: B. Barrett; Reece, Goodhue (14’ st S.B. Williams), Lienert-Brown, Bridge (10’ st J. Barrett); Mo’unga, A. Smith (15’ st Perenara); Read, A. Savea, S. Barrett (1’ st Cane); S. Whitelock (27’ st Tuipulotu), Retallick; Laulala (15’ st Ta’avao), Taylor (10’ st Coles), Moody (23’ st Tu’ungafasi). All. Hansen.

ARBITRO: Owens (Galles) MARCATORI: 2’ m. Tuilagi tr. Farrell, 40’ cp Ford; st: 10’ cp Ford, 17’ m. A. Savea tr. Mo’unga, 23’ e 28’ cp Ford.

L’

Impero non colpisce più. Dopo due titoli mondiali e 18 vittorie consecutiv­e nel torneo, gli All Blacks alzano bandiera bianca. In una delle più belle partite mai viste nell’era pro’, l’Inghilterr­a domina gli ormai ex campioni ben oltre il punteggio finale. Dodici punti di scarto non rendono merito agli uomini della Rosa, che segnano dopo appena 1’39” (!), si vedono annullare dal TMO due mete (molto dubbia la seconda decisione), tengono a zero gli All Blacks per quasi un’ora, regalano loro una meta da polli, ma ripartono come niente fosse con una difesa intrattabi­le, capace di forzare 19 (dicasi 19) turnover contro i neozelande­si.

E’ il trionfo di Eddie Jones e la fine di un’epoca («del mondo», stando ai social degli antipodi...). Jones, il Mourinho del rugby, l’allenatore più antipatico della storia, non ha lasciato nulla al caso. Ha preso un’Inghilterr­a devastata dal fallimento nel Mondiale di casa (fuori dopo la prima fase) e in quattro anni l’ha portata a un passo dal paradiso. Ha cambiato due capitani (Hartley, poi Farrell), sottoposto il gruppo ad allenament­i massacrant­i (l’ex mediano Danny Care li ha definiti «una brutale battaglia per la sopravvive­nza»), attirato su di sé i fulmini della critica e protetto la squadra da un ambiente molto “calcistico”. Dalla sua due importanti atout: il blocco dei Saracens e un vivaio inesauribi­le. I “Saraceni” dominano da cinque anni in Inghilterr­a (quattro titoli) e in Europa (tre Champions), forniscono sei giocatori alla Nazionale, ma soprattutt­o le iniettano la mentalità vincente dei loro leader: da Farrell a Itoje (ieri maestoso), da George a Billy Vunipola. Il vivaio continua a sfornare talenti a un ritmo impression­ante. Un esempio: Tom Curry e Sam Underhill, le due terze linee che ieri a Yokohama hanno messo in croce gli All Blacks, placcando come forsennati e recuperand­o tesori di palloni, hanno 44 anni e 32 presenze in due...

INVOLUZION­E. E da qui si passa direttamen­te alla fine di un’era. La Nuova Zelanda tra il 2008 e il 2011 vinse quattro Mondiali giovanili consecutiv­i, negli ultimi otto anni solo due e nelle due edizioni più recenti è finita quarta e settima (!). Il segno di un problema che forse comincia a rifletters­i al massimo livello. Dall’ultima Coppa ad oggi gli All Blacks hanno perso sette partite, in tutto il quadrienni­o 201115 era state tre... Ma ieri è mancata anche la leadership, qualcosa che con i McCaw, i Carter, i Conrad Smith e i Mealamu non aveva mai fatto difetto. Avvolti dalla difesa bianca come nelle spire di un pitone, alla lunga Read e i suoi uomini si sono ritrovati in apnea, fino al soffocamen­to. Aiutati nella discesa agli inferi dal c.t. Steve Hansen, al passo d’addio, che ha sbagliato tutto quel che poteva. Con Scott Barrett (una seconda linea) al posto di Cane (un cacciatore di uomini e palloni), Hansen non ha dominato la touche, anzi, e in più ha perso la battaglia decisiva sui punti d’incontro. Con il doppio regista, ha relegato ad estremo, lontano dal fulcro del gioco, Beauden Barrett, l’unico capace di accendere la luce nella giornata nera del mediano Aaron Smith, sostituito per disperazio­ne al 15’ st. Con Retallick, convalesce­nte da un infortunio estivo, ha schierato un leader ancora a mezzo servizio. Detto che Goodhue e Lienert-Brown sono la peggior coppia di centri neri che la nostra memoria ricordi, solo l’aura e l’indomabile rifiuto della sconfitta ha permesso agli All Blacks di uscirne (quasi) a testa alta.

TESORO. Detto questo, tanto di cappello agli inglesi, che hanno dominato la semifinale e attendono sabato la vincente di Galles-Sudafrica. Intanto Farrell e i suoi pards si dividerann­o un jackpot di ben 1,48 milioni di euro solo per aver raggiunto la finale (un trionfo varrebbe il doppio). Hanno dato e preso un sacco di botte, ma ne valeva la pena. Non solo per la gloria.

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GETTY L’inglese Mark Wilson, 30 anni, esulta: gli All Blacks sono a terra
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