LA DOPPIA RINASCITA
Il Sudafrica piega il Galles e sabato contenderà il torneo all’Inghilterra In finale due squadre uscite dal periodo più nero della loro storia
Resurrezione. No, non parliamo del dramma di Tolstoj. Parliamo di rugby, di Inghilterra e Sudafrica, che sabato si sfideranno a Yokohama, Coppa del Mondo in palio, nella replica della finale di Parigi 2007 vinta dagli Springboks per 15-6. Resurrezione. Per l’una e per l’altra.
Quattro anni orsono l’Inghilterra era sotto un treno. Sconfitta due volte a Twickenham, eliminata dalla prima fase del torneo organizzato in casa, sbeffeggiata dal mondo. Silurato Stuart Lancaster, è arrivato Eddie Jones e con lui subito 17 vittorie consecutive, il Grand Slam nel Sei Nazioni e il trionfo nella serie dei test in Australia. L’orgoglio e l’immagine della Rosa erano ritrovati.
Tre anni orsono il Sudafrica era allo sbando. Otto partite perse su 12, comprese due Caporetto contro gli All Blacks (13-41, 15-57) e l’umiliazione patita con l’Italia a Firenze (18-20). Un’altra stagione di agonia con il discusso c.t. Allister Coetzee, che viaggiava al 42% di vittorie, poi la federazione decise di affidare il timone a Rassie Erasmus, ex Springbok, appena eletto “allenatore dell’anno” in Pro 12 (Celtic League) alla guida del Munster. Erasmus ha ricostruito il Sudafrica dalle fondamenta, riportandolo alle basi del suo gioco (fisico, conquista, piede, occupazione del campo), restituendogli un’identità. Ha poi chiesto alla federazione di togliere il bando alle decine di nazionali che giocano all’estero, recuperando pedine fondamentali per una squadra impoverita. Infine la mossa psicologica ad effetto: 16 mesi fa scelto Siya Kolisi, terza linea, quale primo capitano nero della storia degli Springboks. Tutto il Paese oggi spinge i Bokke, al punto che ieri, a un’ora dalla semifinale mondiale contro il Galles, il presidente della Repubblica Cyril Ramaphosa ha telefonato a Kolisi per incitarlo all’impresa. E dopo il fischio finale il capitano ha dedicato la vittoria al popolo sudafricano.
Il Sudafrica è la prima squadra capace di raggiungere la finale di una Coppa del Mondo avendo perso una partita nella prima fase (con gli All Blacks) e potrebbe divenire la seconda a collezionare tre Webb Ellis Cup, come i neozelandesi. Ma quanta fatica per avere ragione del Galles! Partita brutta, bruttissima. Tanto fisico, poco gioco. Mancavano i due giocatori di maggior talento delle due linee veloci (l’estremo gallese Liam Williams e l’ala sudafricana Cheslin Kolbe, infortunati) e si è notato. Contro una squadra votata a distruggere, gli Springboks hanno cercato di giocare, dimenticando di far valere la propria indubbia superiorità fisica. Ne è nata una partita spezzettata, priva di logica, con chi doveva mettere ordine (De Klerk in primis) a far confusione. Ha deciso un piazzato di Pollard nel finale. Giusto così. CIAO O’SHEA. Intanto in Inghilterra danno per firmato il contratto che legherà il c.t. azzurro Conor O’Shea alla RFU per i prossimi anni. Avrà un ruolo dirigenziale. Se confermato, chi guiderà l’Italia nel torneo? Franco Smith o il nuovo c.t. (neozelandese) che la FIR sta cercando?
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