Corriere dello Sport

«Il nostro Matteo giramondo di talento»

Berrettini, nuovo n.9 dell’Atp, raccontato dai suoi genitori

- Di Stefano Semeraro

«Ieri Matteo mi ha man

dato uno scatto del sito

Atp con la sua faccia e papà Luca. sotto «E mi il numero ha scritto: 9», “Ma dice sono davvero io? O è un fake?”». La storia di Matteo Berrettini, da ieri il quarto Top 10 nell’era Open del tennis italiano, è quella di un campione annunciato. Ma non progettato.

Del resto quando 15 anni fa Berrettini senior, un passato in Publitalia e un presente da imprendito­re, si portava appresso Matteo e il fratello minore Jacopo nei circoli di Roma («giocavo anch’io qualche torneo, ancora adesso sono 3.2») non si aspettava di ritrovarsi in casa due tennisti, uno addirittur­a in corsa per le Atp Finals.

«Non li abbiamo mai forzati. Matteo il tennis lo ha mollato per due anni, a quel tempo faceva anche judo e nuoto, è stato Jacopo a convincerl­o a riprendere la racchetta. I suoi maestri erano convinti che nel frattempo lo avessi portato da altri, perché lo hanno ritrovato migliorato nella coordinazi­one. Ma quello che sta succedendo adesso, lo confesso, non lo abbiamo ancora capito bene…». Le radici del successo stanno molto in questa normalità.

IL BIVIO. Roma, Nuovo Salario, scuole elementari alla “Jean Piaget”, medie alla Majorana. «Matteo è sempre stato un bambino più maturo della sua età», racconta mamma Claudia, proprietar­ia di alcuni negozi. «Sensibile, molto attento, legatissim­o al fratello. Con gli occhi rubava tutto quello che si vedeva attorno, a scuola come al tennis. A 8-9 anni sembrava già un adolescent­e, e che fatica convincerl­o: i “no” senza motivazion­e non li accettava. In compenso assorbiva tutto come una spugna». Poi i colpi al circolo Corte dei Conti, con Raul Pietrangel­i e Stefano Vannini. Che il ragazzo ha la stoffa giusta se ne accorge in fretta Vincenzo Santopadre all’Aniene. «Quando era in quarta liceo, all’Archimede - racconta Luca - Vincenzo, uno che non si sbilancia mai, mi disse che forse era il caso che Matteo si allenasse anche la mattina. E’ scattato il classico dubbio dei genitori: e se smette di studiare e poi non ce la fa? Nel tennis, lo sappiamo, arriva uno su un milione. Per fortuna è stato bravo, la maturità se l’è presa. E poi non ci andava di troncare il suo sogno».

La vita del tennista, anche quella di un cucciolo di campione, non è tutta rosa e fiori. «Devi allenarti e girare per tornei quando magari i tuoi amici la sera si fanno un giro a Ponte Milvio. Dormi negli ostelli, dividi la camera in quattro…». Oppure giri per l’Europa in camper. «Un’esperienza bellissima», sorride Luca. «Per stare tutti insieme era la soluzione migliore e così ho deciso di affittarne uno. Per un mese eravamo noi quattro e un Labrador nero che di nome, non casualment­e, faceva Yannick (come Noah; ndr). Abbiamo girato posti magnifici in Austria e Germania, dormivamo nel parcheggio dei circoli scegliendo i tornei che avessero sia l’under 16 per Matteo sia l’under 14 per Jacopo, che poi giocavano il doppio insieme fra i più grandi. La mattina ci svegliavam­o, e mentre Matteo e Jacopo andavano ad allenarsi - con Moroni, Pellegrino, o Stefanos Tsitsipas che era un po’ più giovane - Yannick andava magari a farsi un bagno nel Danubio». Viaggiare è sempre stato un piacere, a casa Berrettini. «Un ricordo bellissimo - aggiunge Claudia - sono i Capodanni passati insieme a Rio de Janeiro. Mia madre è brasiliana, e io ci tenevo che mantenesse­ro un legame anche con il Brasile. Matteo ancora mi rimprovera di non avergli insegnato il portoghese, anche se un po’ lo parlicchia».

BUCATI. Oggi basta guardarlo in campo per capire la concentraz­ione che mette in ogni cosa che fa, «e da bambino adorava i Lego: poteva passare dei pomeriggi interi a costruire un’astronave». Matteo, aggiunge mamma Claudia, «ha sempre avuto tanti interessi, gli piacciono il cinema (registi preferiti: Tarantino, Kubrick, Leone; ndr) e la letteratur­a. Al momento di scegliere il liceo ha insistito lui per lo scientific­o, e solo dopo un anno si è rassegnato a passare al liceo sportivo: è stato lui a dirci che non poteva fare Dall’alto: Matteo Berrettini con papà Luca, mamma Claudia e il fratello Jacopo e in campo con il coach Vincenzo Santopadre. Accanto, al servizio al torneo di Vienna

bene entrambe le cose, anche se in pagella aveva la media del 7 e mezzo. E mi ha impression­ato il modo in cui ha superato gli infortuni. A 18 anni si è rotto i legamenti e per tre mesi ha girato con le stampelle, poi di nuovo ha avuto problemi al ginocchio, quest’anno alla caviglia. Ma ogni volta riparte con più entusiasmo».

Claudia se lo vedeva uscire di casa in continuazi­one, ma non ne faceva un dramma. «Non sono mai stata una mamma ossessiva. Ero felice di vedere che si divertiva, non ha mai avuto l’occhietto in giù prima delle trasferte». La fatica, con due sportivi in famiglia - tre con papà Luca, che da giovane è stato istruttore di tennis e windsurf e durante le vacanze dall’Università ha lavorato nei villaggi insieme a Fiorello - piuttosto era il bucato. «Di lavatrici ne avremo cambiate quattro! Arrivavano i tecnici e dicevano: signora, ma questa ha vent’anni… Invece era colpa dei due-tre bucati giornalier­i».

COLLANE. Il piatto preferito di Matteo è la pasta, carbonara o cacio e pepe, la squadra di calcio la Fiorentina. «Per questioni familiari (il nonno paterno di Firenze; ndr) - spiega Luca - ma il calcio lo segue poco, i tifosi siamo più io e Jacopo. Lui preferisce il basket: sa a memoria tutte le formazioni dei team Nba». Anche la nuova fidanzata Ajla Tomljanovi­c ha passato “l’esame” («per carità, non c’intrometti­amo, se è felice lui siamo felici anche noi»), e del resto il golden boy è un tipo affidabile. «Ci sentiamo ogni giorno - dice mamma Claudia - e dai viaggi mi porta sempre qualcosa: un magnete, di cui faccio collezione, o magari un top sportivo perché sa che mi piacciono. Ha gusto, e ci prende anche con le taglie». Matteo invece ha una passione per anelli e collane: «Quando passiamo davanti a un negozio mi dice “dovete portarmi via di qui, sennò compro tutto”. Due anni fa per il suo compleanno gliene abbiamo regalata una con un ciondolo che rappresent­a la rosa dei venti». Per non perdere mai l’orientamen­to, neppure sulla mappa meraviglio­sa del tennis.

«La parentesi sul tatami l’ha aiutato molto a migliorare la coordinazi­one»

«Allo scientific­o sosteneva di non farcela e aveva la media del 7.5...»

«Più del calcio ama il basket: conosce a memoria tutti i quintetti NBA»

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