Ascoli al bivio senza il genio e la sregolatezza di Da Cruz
L’OLANDESE ARMA LETALE DEI MARCHIGIANI. MA CON QUALCHE LIMITE CARATTERIALE
Quando di un giocatore si dice che è croce e delizia. Come quei campioni “maledetti” degli anni sessanta che incantavano con le loro giocate ma ignoravano il concetto di disciplina. Alessio Da Cruz lavora da tempo per diventare solo delizia, ma si porta appresso il fardello di un carattere che spesso lo spinge ad andare sopra le righe. Come quando in allenamento, prima della trasferta del 20 ottobre al Bentegodi col Chievo, ha reagito a un’entrataccia di un compagno e la società lo ha escluso dalla lista dei convocati. Eppure chi lo conosce bene parla di lui come di un ragazzo d’oro, educato e senza grilli per la testa. Lui allarga le braccia, in fondo questi sbalzi d’umore a 22 anni possono anche starci. CRACK. In campo Alessio è un autentico “crack”, uno capace di rompere gli equilibri con le sue accelerate, bravo negli spazi e nel breve, dove è accompagnato da una classe cristallina: strappi, allunghi, potenza fisica e anche fiuto del gol. Un talento che racchiude in sé tante culture diverse, quella olandese (è nato ad Almere), quella africana (origini nell’isola di Capoverde) e quella latina (i capoverdiani parlano portoghese): come dire corsa, tecnica ed estro in un colpo solo. SCOPERTA. Fatta tutta la trafila nelle giovanili del Twente (con una puntatina anche nei laboratori dell’Ajax), lo scova nel Dordrecht, che gioca nella Jupiler League, la B olandese, il ds del Novara, Domenico Teti. E’ l’estate del 2017, Alessio ha appena compiuto 20 anni, ma le sue qualità si scorgono subito. Corini lo fa giocare anche da centravanti, lui ripaga con gol pesanti (5 in 19 partite). Se ne accorge il Parma, che investe su di lui 3 milioni di euro, bruciando la concorrenza di Inter, Genoa e Arsenal che aveva mandato a visionarlo Francis Cagigao, scout fedelissimo di Arsene Wenger. In Emilia gioca poco e così a gennaio di quest’anno accetta di andare in prestito allo Spezia. Anche in Liguria sublima le sue doti di funambolo, ma chiude la mezza stagione con poche soddisfazioni. L’ultima destinazione è Ascoli. Nella Marche puntano su di lui e il ragazzo olandese capisce che non può più derogare: deve essere l’anno della sua definitiva consacrazione.
IL PARADOSSO. Potrebbe iniziare il campionato alla grande. Alla prima di campionato il Picchio a mezz’ora dalla fine impatta in casa col Trapani. Zanetti lo chiama per sostituire Scamacca. Entra in sordina, poi spacca la partita: procura l’autogol del 2 a 1 e lui stesso va a segnare la terza rete. Tutto bello, un esordio trionfale, sempre che... non arrivasse proprio nel finale l’espulsione. Parapiglia tra due gruppi di giocatori e lui non si fa pregare per partecipare: cartellino rosso e due turni di stop. Torna in campo e ne segna due alla Juve Stabia al Menti, la settimana dopo ne fa uno anche ai suoi vecchi compagni dello Spezia. E siamo all’anticipo di venerdì scorso tra Ascoli ed Entella: Alessio non segna ma fa ugualmente il fenomeno. Propizia la prima segnatura di Ninkovic, offre su un piatto d’argento la palla del 2 a 1 ad Ardemagni dopo una volata travolgente sulla corsia destra. Eppure dottor Jekyll ha ancora il tempo per trasformarsi in mister Hyde: proprio nel finale va a concludere un’azione dopo il fischio dell’arbitro e si becca il 2º giallo. Se ne va borbottando e scalciando un pannello pubblicitario, il giudice sportivo lo ferma per un altro turno e gli appioppa anche 3.000 euro di multa. Genio e sregolatezza, un talento cristallino che rischia di impantanarsi nei suoi limiti caratteriali.
Il talentuoso attaccante s’è fatto espellere ed è stato fermato per un turno