IL NAPOLI NON CI STA «È UNA CAFONATA»
L’arbitro nega il rigore a Llorente e l’Atalanta va sul 2-2 Putiferio in campo, espulso Ancelotti. E Aurelio esplode
E’ il calcio (bellissimo) del Terzo Millennio, tecnicamente avanzato e tecnologicamente sfigurato: è una notte dolcissima, con Napoli e Atalanta che la riempiono del loro istinto, d’un football in cui perdersi, d’emozioni che si colgono ovunque, in una ora e mezza da applausi, prima che Giacomelli e il Var Banti entrino in scena al 41' della ripresa e spargano veleno nel San Paolo. La scena madre, quella che resta scolpita in uno stadio che s’infiamma, finisce per “inquinare” quello spettacolo visibile ad occhi nudo, almeno quanto il contatto tra Kjaer e Llorente, che ha un braccio largo per prendere posizione, mentre il danese, incurante del pallone, gli sta franando addosso, abbracciandolo: il Napoli è in preda all’ira, l’Atalanta, lucidamente, se ne va, in verticale, trova la profondità e il pareggio con Ilicic.
LA MALEDIZIONE. Il resto, ma mica è poco, è calcio enorme, una sensazione di piacere che pervade in una sfida in cui s’avvertono le solenni scelte di Ancelotti e Gasperini, che trasmettono idee. Il Napoli ha un avversario in più ed è la sorte, quella cattiva, che dopo uno sbadiglio di partita toglie Allan - l’unico interditore che ha ritmi altissimi - e costringe a puntare sui palleggiatori ad oltranza, con Zielinski al fianco di Fabian Ruiz: però per mezz’ora non si colgono squilibri, l’Atalanta bvarcolla ripetutamente, un po’ la tiene su Gollini (ch’è splendido su Milik, Callejon e Fabian Ruiz) al resto pensa il Napoli, demolendo un’occasione oceanica (con Milik, che prende il palo) e lasciando che la notte resti viva, quando invece andrebbe azzannata. In questo calcio che allieta, c’è tantissimo Napoli, illuminato da un Insigne cattedratico e da un Callejon che fa l’esterno e anche il centrocampista, apre e chiude il campo, costringe l’Atalanta a ondeggiare e Gasperini a intervenire: Freuler va sul centro destra, De Roon diviene lo schermo per per Pasalic e anche per Gosens e la partita va cambiando, perché il fisico a un certo punto chiede pause.
AHIA, MERET. Ma il Napoli pare
in controllo, anche se le prime crepe di intravedono soprattutto sulla propria corsia di sinistra, che diviene di Hateboer e anche di Freuler: da quinto (Pasalic) a quinto (l’olandese) e Koulibaly fa la cosa giusta, «aggredendo» lo spazio, prima di cadere in errore (42') sull’uno-due tra Toloi e Freuler che Meret vede disperatamente scivolare tra le gambe.
APPLAUSI. Quando il Napoli esce dalla partita, per un po’ l’Atalanta s’impadronisce del campo, ma è un’illusione che viene stracciata via da Ancelotti (dentro Mertens per Lozano) e da una squadra che ricomincia a giocare intorno a Fabian Ruiz, splendido, a Zielinski, ispirato, e con Insigne e Callejon che fanno venire i bruciori allo stomaco tra le linee. Il Napoli è riemerso, si è ripreso il possesso palla lasciato all’Atalanta (e poi equamente diviso alla fine), sbatte su un altro palo (di Milik su punizione) ma scappa con una ripartenza feroce che Fabian Ruiz, dopo aver strappato il pallone a De Roon, consegna con un «cucchiaino» a Milik, padrone di se stesso e del pallonetto che induce a sospettare di doversene stare fino alla fine a seguire quello show nel quale manca un solo attore, e non dovrebbe esserci. Piero Giacomelli è l’arbitro, c’è un pallone che cala dalla luna, Kjaer s’aggrappa a Llorente e il Napoli resta in balìa di se stesso, scoperto, nudo, sconvolto, scioccato, mentre Ilicic fa la cosa che sa fare, un 2-2 che dà un senso alla serata dell’Atalanta e lascia che il calcio s’interroghi ancora: perché c’è il Var?