Berrettini fuori ma può sognare
Battuto a Parigi da Tsonga è comunque vicino al Masters: dipende da Monfils e Wawrincka
Adesso si fa più difficile. Matteo Berrettini ha perso 6-4 6-3 il suo match d’esordio al Masters 1000 di Parigi-Bercy, sconfitto in due set da un Jo-Wilfried Tsonga in edizione deluxe, e ora può solo sperare nelle disgrazie altrui - e cioè di Gael Monfils, Stan Wawrinka e Alex De Minaur - per afferrare il sogno della qualificazioni alle Atp Finals.
RINCORSA. Un sogno che ieri si è trasformato in miraggio nel corso della giornata, allontanandosi quando sembrava avvicinarsi grazie alla sconfitta dei concorrenti più pericolosi di Matteo, Roberto-Bautista Agut, numero 9 della Race, e David Goffin, numero 10, e all’uscita in scena di un altro degli inseguitori, Diego Schwartzman (14). La sconfitta con Tsonga però gli impedisce di aggiungere altri punti ai 2670 che aveva accumulato fino alla settimana scorsa e ora come dicevamo sono in tre a poterlo scavalcare: Gael Monfils, numero 10 (e 2440 punti) a cui basterebbe raggiungere la semifinale del Masters 1000 francese per staccare l’ultimo biglietto rimasto, Stan Wawrinka (2000 punti) e Alex De Minaur (1775) che invece per scalzare l’azzurro hanno bisogno di alzare la coppa.
BONACCIA. «Stiamo centellinando le ultime energie», aveva spiegato alla vigilia Stefano Massari, mental coach di Berrettini. «A Matteo ho detto che è come se stesse tornando in porto la sera su una barca a vela, sfruttando una bava di vento». Purtroppo l’esausta navicella azzurra è stata disalberata da uno Tsonga in grande spolvero, tutto diritto e servizio, partito subito 3-0 e capace di chiudere il primo set al quarto set point. Nel secondo set a Berrettini, apparso nettamente al di sotto delle ultime uscite, forse tradito dalla tensione, è stato fatale il break al sesto game, con Tsonga che ha poi chiuso senza esitazioni in un’ora e 26 minuti.
FOGNINI. In precedenza era finita anche l’avventura di Fabio Fognini, sconfitto n tre set (3-6 6-3 6-3) dal ventenne mancino canadese Denis Shapovalov, n.28 Atp. Contro un avversario in stato di grazia al servizio, Fabio ha pagato due momenti opachi all’inizio degli ultimi due set - soprattutto i tre rovesci sbagliati in apertura del terzo - e ha anche spaccato una racchetta nel secondo game dell’ultima frazione, beccandosi l’inevitabile warning. Ora resta l’impegno di metà novembre con le Finali di Coppa Davis. Il bilancio di un 2019 che l’ha visto vincere il primo Masters 1000 nella storia del nostro tennis a Montecarlo, e raggiungere il n.9 Atp, è comunque largamente in attivo.
BILANCIO. Qualche rimpianto però c’è. «Oggi ho commesso errori che di solito non commetto - ha raccontato Fabio - e mi sono costati la partita. In generale del 2019 sono molto contento, ma ho sbagliato programmazione. In qualche occasione ho trascurato i tornei più grandi per andare a caccia di punti in quelli più piccoli: il risultato è che per due anni ho sfiorato le Atp Finals, senza arrivarci mai». E qui diventa trasparente anche il motivo per cui Fabio ha deciso di non farsi seguire più dal coach argentino Franco Davin. «Devo molto a Franco, ha fatto un grande lavoro con me e mi ha permesso di raggiungere il sogno di entrare fra i primi dieci del mondo. Però, con il senno di poi, non seguirei alcuni consigli che mi sono stati dati». Nonostante la caviglia malandata, che probabilmente dopo tanti rinvii dopo Madrid finirà sotto i ferri, Fabio resta fiducioso per il prossimo anno: «Il rimpianto per l’occasione persa delle Atp Finals è grande, ma nel 2020 posso fare meglio. A volte sono pigro, è vero, ma il livello del mio tennis è stato buono per tutta la carriera. La Coppa Davis? Proveremo a vincerla, in fondo abbiamo in squadra due top-15, Sonego che sta facendo bene, più l’esperienza di Seppi e Bolelli. Però ora penso solo a godermi la famiglia».
Fognini si illude un set, poi crolla e perde la testa: racchetta spaccata