Corriere dello Sport

Webber: «Vettel, sei tu ora ad aver da perdere»

«Così Sebastian deve difendere il suo territorio da Leclerc, talento giovane e ambizioso»

- di Riccardo Guglielmet­ti ASS

Per anni siamo stati abituati a vederlo con tuta e casco, adesso invece indossa l’abito da businessma­n, anche se gli mancano la cravatta e la valigetta 24 ore. Particolar­i che sembrano superflui, dal momento che questa seconda vita Mark Webber ha saputo cucirsela su misura. È lui infatti uno degli ospiti più attesi del World Business Forum di Milano organizzat­o da WOBI, che vede l’ex pilota di Formula 1 intervenir­e davanti a una platea di quasi mille persone tra manager, imprendito­ri e innovatori, facendo parlare di sé non solo per i risultati conseguiti in pista, ma anche per quanto ha saputo fare una volta appeso il casco al chiodo. Marchi celebri come Rolex hanno infatti deciso di puntare sull’australian­o e lo stesso discorso vale per la Porsche. Insomma, Mark sembra quindi essere un misto di veloe idee, che rappresent­a a tutti gli effetti una garanzia. «Ammetto che è un po’ strano essere qua in questa veste: solitament­e quando passo a Milano è per raggiunger­e Monza. È sempre incredibil­e il calore del pubblico per il GP d’Italia, anche se il tracciato non mi piace più di tanto: troppi rettilinei e la monoposto conta più del pilota».

In Formula 1 ti vediamo intervista­re i piloti sul podio, qui al World Business Forum parli di Business. «Durante le gare cerco di sfruttare quella che è stata la mia esperienza in Formula 1 per far parlare i piloti. Mentre qua a Milano metto a disposizio­ne tutte quelle conoscenze che ho acquisito. Ho diversi progetti che porto avanti e mi tengono costanteme­nte impegnato». Abbiamo citato la F1. Cosa pensi di questo ennesimo Mondiale che è praticamen­te nelle mani di Hamilton?

«C’è ben poco da dire di fronte alle prestazion­i di Lewis. È un pilota che fa della costanza il proprio cavallo di battaglia e in ogni situazione tira fuori il massimo. Quando va male o è sul podio oppure ci arriva vicino. Credo che la costanza sia la chiave dei suoi trionfi». La Ferrari invece si è svegliata tardi in questo 2019.

«In questa seconda parte di stagione c’è stata una crescita importante della monoposto. Il problema però è uno: la Ferrari al momento è la macchina del sabato e ciò non basta per vincere il Mondiale. Se la Ferrari vuole puntare al titolo deve diventare la macchina della domenica, cosa che attualment­e è la Mercedes. Non basta essere forti in qualifica, bisogna essere soprattutt­o consistent­i nella giornata di gara, un aspetto ben evidente sulle vetture di Bottas e Hamilton». Vettel-Leclerc, come definisci questa coppia?

«Magari da fuori non sembra, ma credo che il livello sia altissimo all’interno del box e proprio per questo motivo è naturale che ci siano tensioni tra compagni. Charles, sul giro secco in qualifica, ha qualcosa in più rispetto a Seb, ma in ottica gara Vettel riesce ancora a far valere la propria esperienza». Non pensi che Sebastian si trovi nella tua stessa situazione ai tempi della Red Bull?

«Direi proprio di sì. Leclerc ha tutto da guadagnare, Vettel tutto da perdere. Credo che sia una cosa normale, dato che Charles è un ragazzo giovane e ambizioso, che vuole giustament­e mettersi in mostra e duellare con i grandi, mencità tre Seb deve difendere il proprio territorio».

Mark, una curiosità: come mai non ha accettato la sfida della Formula E?

«Sono troppo vecchio per la Formula E (sorride, ndr). È un campionato che ha raggiunto un grande livello di competitiv­ità e lo conferma il numero di case partecipan­ti. Ho scelto di non correre più e sono convinto nel portare avanti questa decisione». Da appassiona­to di due ruote, credi che il 2020 sarà l’ultima stagione per Rossi?

«Nulla è eterno. Valentino è uno dei simboli delle moto come Federer per il tennis. Ogni anno che passa diventa però sempre più complicato essere al massimo, ma a parte ciò la gente deve essere orgogliosa per l’impegno che ci mette. Marquez? Lui è il killer della MotoGP, penso sia evidente».

«Hamilton se gli va male è sul podio: la costanza è la chiave dei suoi trionfi»

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GETTY Mark Webber e Sebastian Vettel in un’immagine del 2013: i loro rapporti alla Red Bull non sono mai stati facili

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