Corriere dello Sport

Inesorabil­e

- di Ivan Zazzaroni

Tanto alla fine lo fa, vedrai che segna. Tanto vincono loro. A Ronaldo, alla Juve non basta neppure un gol annullato per fuorigioco al 94’ per lasciare per strada punti allo Stadium. C’è sempre il minuto in più: in effetti 96’, rigore, Ronaldo sul dischetto, 2 a 1 e di nuovo primi. Fino alla fine, hasta el final.

L’inesorabil­e. Qualcosa contro cui non si può lottare. Come contro (o per) gli arbitri. I quali ripetono spesso che il regolament­o parla chiaro. Poi però intervengo­no le spiegazion­i e le indicazion­i del designator­e, le interpreta­zioni, le eccezioni, le troppe contraddiz­ioni. Anche Nicchi, the president, ripete spesso una cosa, e cioè che il regolament­o bisogna conoscerlo mentre molti commentato­ri e tanti tifosi ne ignorano il contenuto, gli aggiorname­nti e, aggiungo io, le astuzie di chi legifera: «L’importante è propagare la confusione, non eliminarla», disse Salvador Dalí, ispiratore involontar­io dei membri dell’Ifab.

Da sufficient­emente insoddisfa­tto degli arbitri - alle nuove generazion­i riconosco tuttavia una crescita sul piano della “moralità” - segnalo di nuovo (visto che da giorni ne scrive Barbano) le domande che milioni di appassiona­ti e la maggior parte dei critici continuano a porsi: perché un arbitro ricorre al Var e l’altro, trovandosi a dover giudicare un episodio identico, no? Perché di fronte a casi assai controvers­i quali, ad esempio, quelli di Napoli e Udine, i comportame­nti dei direttori di gara aumentano le perplessit­à invece di eliminarle?

Faccio presente alla classe arbitrale che in Italia - secondo il Censis - ci sono oltre 43 milioni di television­i e 8 milioni di tablet: si rende necessaria una collaboraz­ione più convinta tra chi giudica dal campo e chi dal video. In altre parole: c’è un episodio molto dubbio, lo si va a rivedere. Nessuna minaccia all’autonomia degli arbitri: chiarezza, giustizia.

Cos’ha visto Giacomelli quando Kjaer, disinteres­sandosi del pallone, è andato addosso a Llorente che stava saltando per colpirlo? Secondo un’interpreta­zione condivisa da numerosi direttori di gara il fallo l’avrebbe commesso prima lo spagnolo spostando col braccio il difensore. Delle due l’una: se l’arbitro avesse visto la scorrettez­za di Llorente avrebbe dovuto fischiare la punizione contro il Napoli; non avendolo notato, avrebbe dovuto fischiare il rigore. In ogni caso, ha sbagliato condiziona­ndo il risultato.

E l’espulsione di Fazio: vogliamo parlarne? Una corsetta di una trentina di metri per andare a rivedere l’azione non avrebbe potuto giovare a Irrati e al calcio?

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