Corriere dello Sport

Reazione da vero gruppo

- di Giancarlo Dotto

Eora si fa maledettam­ente seria. La Roma romanista si autorizza per molto meno a delirare. La palla biliarda e maliarda di Kluivert del 3 a 0, al fondo di un’azione da raptus estetico, che vedi solo se sei un fortunato dalle parti di Bergamo, spedisce al manicomio i lupacchion­i alla Dacia Arena e chiude definitiva lo sconcio dell’uomo in giallo. Aleksandr il Grande è solo l’epitaffio. Risposta mega tonica della band di Fonseca a un orrore che avrebbe steso chiunque. E ora Roma in Champions, con tutte le sue magnifiche braghe di questi tempi.

Il mal visto arbitrale coincide con il mai visto quando c’è di mezzo la Roma, è quasi un canone, ma questa volta la coppia Irrati-Mazzoleni ha un solo alibi possibile, due litri di ottimo Merlot a testa prima di mettersi al lavoro. Altrimenti inspiegabi­le il rosso (il colore del Merlot) in faccia a Fazio per un fallo che non è mai fallo. Impazzisce prima di stupore poi di rabbia quella pasta di Federico, sopraffatt­o e umiliato quanto è lungo dall’ingiustizi­a. La Roma spettacolo li salva da un mare di fango.

Gli Instancabi­li si affacciano trapunti di giallo e rosso nel cuore di una terra splendida con l’idea di imitare Attila che da queste parti di danni ne ha fatti a iosa e ci riescono. Sette più quattro, Gasperini più Fonseca, Tudor schiantato da due camion, chissà se sopravviss­uto. Una volta di più questa Roma dimostra che si nutre delle sue ferite. Giochi in dieci? Diventano venti. E come difendono il 4 a 0, questa è la prova che ci siamo. Piovono gol e piovono conferme. Borussia, Milan e ora Udinese. C’è un gruppo, forte, ispirato, solidale e sempre più persuaso di sé. Ci sono i giocatori. C’è Zaniolo, la freddezza del fuoriclass­e. Che scarica i battiti del cuore, laddove gli umani vanno fuori giri. Loro si suicidano, ma come il baby Nicolò fredda Musso, nella fessura delle gambe, la dice lunga. Terzo gol consecutiv­o, idolo della folla. C’è Dzeko, Capitano Commovente ancora prima che Coraggioso. A sbattersi ovunque con la maschera che lo amplifica. C’è il primo gol di Smalling, legatelo a Trigoria. C’è Mancini, che non la finisce più d’impression­are, probabilme­nte anche se stesso. Ci sono tutti. Veretout, Kluivert, c’è il Pastore più erratico di sempre, c’è Santon che in questa Roma ritrova i brividi di una grandezza non troppo remota. C’è, inutile dirlo, Kolarov. Conoscete un allenatore al mondo che rinuncereb­be a un minuto di Kolarov? C’è anche Fazio, che non c’è. E c’è Fonseca. Lui, finalmente, può esultare. E infatti esulta.

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