Corriere dello Sport

Ma ora la rabbia diventi energia

- Di Angelo Carotenuto

Aristotele lo chiamava un bollore intorno al cuore. Questo fa la rabbia. Sia la Roma sia il Napoli se la portano dentro da qualche giorno per cose di campo, cose di calcio, dunque piccole - ma non piccine, fondamenta­li per chi di calcio vive: un arbitro che fischia o non fischia, un risultato che prende un’altra strada. Non basta a restare indifferen­ti averne già viste tante. Anzi. Fa sempre l’effetto che stavolta sia una più dell’abbastanza. Eppure, oggi che sono di fronte, per Roma e Napoli deve contare altro. È la partita degli ultimi anni intorno alla quale si sono mosse più tensioni, queste sì davvero grandi, per potercene permettere altre.

Non esiste una sola maniera di reagire alla sensazione di un’ingiustizi­a. Vivere da vittima è rischioso prima per se stessi. Sentirsi sotto assedio porta ad aggredire per primi, a vivere sul filo dei nervi, a cercare spiegazion­i fuori di sé. Ci si condanna a una labilità. Ogni piccolo gesto esterno viene vissuto come una conferma delle proprie convinzion­i. Spinge alla marginalit­à, a una condizione di disagio e diffidenza. È una continua e ostinata ricerca di una conferma ai propri sospetti. In psicoterap­ia si direbbe una vita trascorsa in una fortezza di sabbia. È un’esistenza alienata, un inferno.

Non che la rabbia vada sottovalut­ata. Sulla rabbia collettiva, lo vediamo, sono state costruite scalate in politica. Il punto è saperla trasformar­e in energia. La rabbia ha spesso buone ragioni, anche quando ha una cattiva stampa. La rabbia non sprecata è un’occasione. Il segreto è arrestarla prima che diventi autodistru­ttiva. Farne una bandiera rende tutto più faticoso. Peggiora l’umore e il rendimento. La necessità di un gesto forte, netto – la necessità di un gesto chiaro – rompe un diaframma. Reagire e ribellarsi a quella che viene vissuta come una prevaricaz­ione scuote dall’inerzia ma non può diventare un atteggiame­nto costante. Non può essere un assetto di volo. In un suo bel libro, Rabbia e perdono, Martha Nussbaum scrive che arriva sempre il momento in cui si deve guardare al futuro senza puntare sull’ira come strumento per una rivalsa. Esiste un’arte nel fermarsi un attimo prima che la vita diventi un regolament­o di conti. Nel loro piccolo ma non piccino esercizio di gestione della rabbia, Roma e Napoli sono oggi pomeriggio a questo punto qui. Hanno gridato perché dovevano. Come dice Catharine MacKinnon a proposito della questione femminile: “Togli il tuo piede dalle nostre gole e potrai sentire con quale voce parliamo”. Ora giochiamo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy