Il braccio, il piede e il contatto
I bianconeri vincono l’ennesimo derby L’olandese è protagonista: primo gol Il Torino spinge forte, mette sotto la Juve che esce nella ripresa È decisivo l’ingresso di Higuain
Il braccio. C’è e appartiene
- per tradizione stagionale
- a Mat De Ligt. Attaccato al corpo?, lontano dal corpo? Per Doveri and his Var non ci sono gli estremi per il rigore, a Lecce per Valeri ci furono (le distanze soggettive).
Il delitto, anzi De Ligt, perfetto. Troppo facile il riassunto della serata, giocando sul nome del difensore olandese. L’ex centrale dell’Ajax ha firmato il derby della Mole segnando il suo primo gol con la Juve dopo aver rischiato, in partenza, di commettere un altro rigore. Questa volta è stato bravo e gli è andata di lusso perché ha avuto l’istinto di ritrarre il braccio prima di essere colpito dal pallone. Due episodi decisivi dentro una partita in cui c’è molto altro da raccontare. Mazzarri è uscito sconfitto, ma non piegato. Rischiava l’esonero. Si è ripreso e ha ritrovato il Toro, pieno di orgoglio e di passione, come pretende il tifo granata. Più di così non poteva combinare, ma non potrà sbagliare a Brescia: 2 punti nelle ultime 6 giornate significa non essere usciti dalla crisi. Sarri, invece, ha respinto l’assalto di Conte e ha conservato il primo posto davanti all’Inter. Nona vittoria in campionato. Si tenga pure nella scia di Capello e di Allegri. Gli scudetti si vincono così, mica strabiliando. Un solo gol di scarto, come al solito. Potevano essere di più senza le prodezze di Sirigu, decisivo almeno cinque o sei volte. La Juve si è imposta e ha meritato alla lunga, con pazienza. E’ troppo più forte e ogni volta Sarri pesca da una panchina ricchissima quanto serve per svoltare. Ieri sera, dopo un’ora, è stato fondamentale l’ingresso di Higuain per mettere sotto il Toro. Il Pipita ha aggiunto subito peso in area e servito l’assist per De Ligt.
PRESSIONE. Almeno lo spirito e l’onore, dopo il crollo con la Lazio, andava ritrovato. I granata ci hanno messo cuore, impeto, aggressività e anche il piano tattico indovinato da Mazzarri, di nuovo in panchina. Un copione simile a quello disegnato con i bianconeri a metà settembre dalla Fiorentina. Il tentativo di “sporcare” la partita con una pressione esagerata e i duelli individuali. Niente Zaza, Verdi tallonava Pjanic, Ansaldi e Ola Aina a spingere sulle corsie esterne, più il recupero di Rincon, incollato su Bernardeschi. Otto angoli a favore dei granata all’intervallo, di cui cinque nel primo quarto d’ora. La Juve è rimasta schiacciata, ma si è difesa bene, rischiando solo quando il pallone è andato a sbattere sul braccio di De Ligt. Alla resa dei conti i granata hanno tirato fuori poco, se non due tentativi di Verdi e Meité, nonostante Belotti si sbattesse da matti.
POCA PROFONDITA’. I bianconeri faticavano nel giro palla. Sarri ha richiamato Bonucci e De Ligt. I lanci lunghi lo facevano imbestialire, ma Pjanic era braccato, De Sciglio non affondava, Matuidi era assorbito da Meitè, Cuadrado doveva spesso chiudere (e bene) le diagonali. Ronaldo e Dybala erano costretti a tornare indietro a prendere la palla. Mancavano profondità e un ri
ferimento offensivo, il contrario di quanto era successo tre giorni fa all’Olimpico di Roma con la Lazio, dove Immobile aveva sbranato Nkoulou (rimpiazzato da Bremer), Izzo e Lyanco. La difesa granata è entrata in sofferenza sul finire del primo tempo, quando la Juve ha alzato il baricentro e si è avvicinata con più convinzione verso Sirigu. Il portiere azzurro ha parato su Bonucci e ancora meglio su De Ligt.
SVOLTA. E’ complicato giocare senza un vero centravanti. Così Sarri ha tolto Dybala per inserire Higuain. E’ entrato bene anche Ramsey, aggiungendo fantasia e riferimenti tra le linee molto più di Bernardeschi, a disagio in quella posizione. Il Pipita ha dato un altro spessore all’attacco. Al primo pallone buono, mezza rovesciata respinta da Sirigu. Sull’angolo successivo, si è fatto trovare di nuovo libero e ha servito l’assist per De Ligt, lasciato solo con tutti i granata schiacciati sulla linea. Il Toro è rimasto vivo e ha combattuto sino al novantacinquesimo. La Juve, come spesso accade, non l’ha chiusa, ma neppure s’è fatta rimontare. Anche questa si chiama forza.