INSIGNE DA LEADER «NAPOLI, SCUSACI»
Il capitano azzurro analizza con onestà la gara dell’Olimpico. «Martedì la partita della vita» «Contro l’Atalanta abbiamo fatto una grande partita, con la Roma no Però perché il VAR non funziona sempre? Certi episodi pesano...»
Il dottor Jekyll e mister Hyde la sanno lunga e stavolta hanno deciso di stupire (ancora) e darsi appuntamento all’Olimpico: in genere andava diversamente, si alternavano, una partita a testa, e invece stavolta, in un’ora e mezza, la scena è andata divisa, quasi in parti eque. Per ventisette minuti l’ha giocata uno - è quello un po’ arruffone, distratto e anche distante - e poi è sceso in campo l’altro, e in diciotto minuti ha messo assieme sette conclusioni, una traversa e un palo e offerto la possibilità di imprecare contro quella perfida della sorte. E nella ripresa, di nuovo fifty-fifty: prendendo il 2-0, rischiando l’imbarcata, poi rialzandosi e credendoci almeno un po’, non quanto basta per lasciare che Lorenzo Insigne possa avere una faccia diversa da quella che sa di malinconia. «Chiediamo scusa ai tifosi, perché possiamo fare di più». Potrebbero, per esempio, calarsi per un’ora e mezza nella partita, tanto si sa che durano più o meno tanto, ed assecondare quel talento che ora è sprecato nella penombra di una classifica che comincia a far rabbrividire, perché le «star» sono lontanissime, a distanza siderale, e la zona-Champions s'intravede, per così dire, nel sottoscala dell’Olimpico, ma sa di Roma: «Non è un alibi, ma a volte succedono degli episodi come quelli accaduti mercoledì che complicano la prestazione successiva: è stata dura andare in campo. Ma ora dobbiamo stare tranquilli e recuperare le energie in vista del Salisburgo».
CLASSIFICA
CI PENSA CARLO. Il Napoli di Roma, l’esatto contrario di quello che ha accerchiato l’Atalanta, è in quella espressione sofferta che Insigne si porta appresso, vagando nel cuore dell’Olimpico, ripensando a questa metamorfosi che avrà anche mille ragioni ma non se ne riesce a scorgere alcuna: perché è complica
Vice in famiglia
Davide Ancelotti, 30 anni, ha sostituito ieri papà Carlo sulla panchina del Napoli dopo la squalifica successiva ai fatti di Napoli-Atalanta 11ª GIORNATA to spiegare, persino a se stesso, cosa sia accaduto e stavolta non può essere colpa di Giacomelli: «E comunque noi ci chiediamo perché il VAR una volta funzioni e una no. Ho provato a porre la domanda a Rocchi che mi ha gelato: penso di aver fatto meno errori io che tu, oggi. Ma io non volevo offendere, domandare è lecito. Ma il punto è un altro». I punti sono altri: quattro in meno dalla Roma, adesso, e Juventus e Inter conviene a lasciarle nella loro dimensione, quella che il Napoli non può immaginare, non ora, perché c’è altro per la testa: «Mercoledì abbiamo fatto una grossa partita e con la Roma no; stavolta è venuta meno la cattiveria, perché forse mentalmente avevamo speso tanto con l’Atalanta, in campo e anche fuori. Dobbiamo uscirne e ci aiuterà Ancelotti, che la l’esperienza giusta. Ma ora dobbiamo passare il turno in Champions».
LA VITA. Però, Roma-Napoli è la radiografia di un momento ricorrete, un tunnel che si spalanca all’improvviso e finisce per inghiottire una squadra che ha piedi e materia grigia, ma insegue ancora quel pizzico di maturità, smarrita ripetutamente e negli anni: «Non penso che sia una questione di testa, né di personalità, vista la statura europea di questo gruppo: ma certi episodi lasciano il segno, hai il sospetto di avere tutti contro. Oggi, l'episodio di Callejon nessuno lo ha visto e il VAR ha fermato il gioco e l'arbitro ha fischiato. Ma se il VAR deve funzionare, deve funzionare per tutti. Siamo consapevoli che non è stata una buona prestazione, forse abbiamo speso tante energie mentali e fisiche mercoledì e oggi non abbiamo dato il 100%. E martedì sarà la partita della vita». Ma dite al dottor Jekyll che forse val la pena di lasciare a casa mister Hyde.
«Dobbiamo uscirne e ci aiuterà Ancelotti Adesso passiamo in Champions»