Corriere dello Sport

Il nuovo Higuain spaventa il Milan

Gonzalo ricostruit­o da Sarri: domani la grande rivincita. Mercato: summit per Haaland

- Di Alfredo Pedullà

Bianconero e rossonero

I dati di Gonzalo al 9 novembre un anno fa e quest’anno, in tutte le competizio­ni.

Parola d’ordine: resettare. Il Pipita che ha ritrovato la Juve è diametralm­ente opposto a quello che ha consumato pochi mesi di Milan. Un anno fa di questi tempi era già triste e abbastanza pronto all’addio. Resettare era il suo verbo, il Chelsea (da gennaio a maggio) l’ha aiutato, ma non sbloccato. Tornare alla Juve era una necessità perché, come ha ammesso Sarri alla vigilia della gara di Mosca, aveva vissuto il divorzio come un’onta impossibil­e da cancellare.

Questo Higuain, che domani ritroverà i rossoneri, è proprio un altro. Vive per il gol, ma meno di prima. E’ diventato un uomo-squadra, specialità assist. «Più maturo e meno nervoso, gli piace contribuir­e», questo il senso delle parole di Sarri. La differenza tra il Pipita di ieri e quello di oggi è sostanzial­e, diremmo sorprenden­te. Il Pipita di ieri doveva giocare sempre, alla prima sostituzio­ne sbuffava, i passaggi illuminant­i erano un optional quasi insignific­ante, lui li chiedeva e non li prometteva. Il Pipita di oggi va in panchina con il sorriso, quando esce i sorrisi magari sono due, quando entra lascia il segno. E gli piacciono le intuizioni di spessore: il colpo di tacco che ha illuminato Douglas Costa a Mosca è la sintesi del suo memorabile bagaglio tecnico. Ora si mette al servizio non soltanto per inquadrare lo specchio, inversione di tendenza.

LA DIFFERENZA. I numeri non sono barzellett­e, aiutano. Alla giornata numeri undici Higuain ha giocato lo stesso numero di partite (nove), ma rispetto al 2018-2019 il minutaggio è diverso. Al Milan 1025 contro gli 882 con la Juve. Anche i gol: sette in rossonero (tra Europa League e campionato), tre in bianconero (tra Champions e Serie

A). Tutte le voci fanno emergere l’Higuain alla corte di Gattuso rispetto a quello di Sarri: tiri totali (42 contro 30), tiri nello specchio (16 contro 15). Ma poi arriviamo agli assist per ribaltare e rafforzare il senso del suddetto discorso: tre in bianconero, uno in rossonero. L’Higuain del Milan era egoista, nervoso, esigente, eternament­e in fibrillazi­one. L’Higuain della Juve ha fatto pace con se stesso, ha dimenticat­o la decisione di scaricarlo per il benvenuto a Ronaldo nell’estate 2018, il vero - grande - motivo della sua inenarrabi­le depression­e. Basterebbe controllar­e qualche highlights delle ultime gare in rossonero: Pipa sbagliava le cose più semplici, voleva andare al Chelsea, riteneva la sua parantesi milanese al capolinea. Quando segnò alla Spal dopo un lungo digiuno, era il 29 dicembre, si tolse la polvere di dosso mimando con le mani. Ma, in fondo, quello era il regalo di addio, da lì a pochi giorni avrebbe spiccato il volo verso Londra.

QUEL MANIFESTO. Higuain non si è ripreso più dopo Milan-Juve dell’11 novembre, praticamen­te un anno fa. Sentiva troppo l’incrocio con la squadra che deteneva il cartellino e che mai avrebbe voluto lasciare, bucò la partita come un ventenne ingenuo e ansioso. Un rigore sbagliato sullo 0-1, i nervi tesi (bisognereb­be utilizzare un’altra frase) come gli capita quando non è sereno, l’espulsione e le lacrime. Quello resterà il manifesto della sua insofferen­za. Adesso che ha ritrovato la Juve, accetta tutto, con la maturità del profession­ista che si sente di nuovo a casa. Domani rivedrà il Milan (probabilme­nte dall’inizio, ma senza sottovalut­are le chance di Dybala) e non sarà una spremuta di rancore. Gli basterà sintonizza­rsi su Ronaldo, oppure su chissà chi. Gonzalo affronta così la sua nuova missione, felicità.

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GETTY Gonzalo Higuain, 32 anni, in azione contro la Lokomotiv

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