Corriere dello Sport

C’era una volta la difesa com’è caduta in “basso”

- Di Pietro Guadagno

Ipezzi li perde in attacco, ma è in difesa che i conti non tornano. Nonostante un reparto offensivo dimezzato, infatti, l’Inter continua a non far fatica a segnare. Sono 30 i gol prodotti complessiv­amente nelle 15 uscite stagionali e i nerazzurri non sono mai rimasti a secco. Anzi, con almeno una rete rifilata oggi al Verona, Conte uguagliere­bbe Simoni come unico allenatore della storia nerazzurra sempre a segno nelle prime 12 giornate di campionato. Come premesso, però, sono molto diversi i numeri dall’altra parte del campo. E pensare che la stagione era cominciata alla grande pure davanti ad Handanovic. Nelle prime 6 gare ufficiali, infatti, i palloni finiti nella porta nerazzurra erano stati soltanto 2, con 4 “clean sheet”. Dalla Lazio in poi, invece, la situazione si è completame­nte ribaltata. In 9 partite, le reti subìte sono diventate addirittur­a 15 e solo col Borussia a S.Siro Handa è rimasto imbattuto.

SITUAZIONI SIMILI. Chiaro, c’è il fattore fatica di cui tenere conto. Oltre ad Handanovic, ad esempio, anche

Skriniar non ha perso nemmeno un minuto e De Vrij è nella top 5 dei più impiegati. E i numeri raccontano pure di quanto abbia pesato l’assenza di D’Ambrosio: 7 gol subìti nelle 8 gare in cui era in campo, 10 nelle 7 in cui non c’era. L’analisi, però, non può prescinder­e dalla tattica. E le reti incassate dall’Inter sono state molto simili. Nel senso che arrivano con la difesa schierata, quasi sempre al limite dell’area, e con un avversario che si ritrova libero di calciare in porta. Gli esempi più recenti sono le 2 prodezze di Hakimi del Borussia, ma era accaduto anche con il Brescia, con la Juventus, con la Sampdoria, ecc. Insomma, ciò che è emerge è che l’Inter fa fatica a difendersi bassa. «Effettivam­ente è così – ha ammesso Conte -. Abbiamo subìto qualche gol di troppo e occorre tornare a gioire anche per un “clean sheet”. C’è da lavorare, fermo restando che la fase difensiva, come quella offensiva, è fatta da tutta la squadra. Quindi non si possono addossare colpe ad un unico reparto: tutti devono migliorare».

ADATTAMENT­O. Per la verità, le ultime gare hanno dato anche altri spunti di riflession­e, che peraltro si legano ancora a D’Ambrosio. Mentre De Vrij era già abituato alla difesa a 3: era il cardine centrale di quella della Lazio e non a caso è il difensore nerazzurro che sta garantendo il rendimento più alto. Skriniar e, soprattutt­o, Godin si ritrovano invece dentro un sistema che conoscevan­o poco, con lo slovacco che si sta adattando pure a giocare a sinistra, pur essendo di piede destro. Ma è l’uruguayano ad essere in maggiore difficoltà perché, rispetto all’Atletico, si ritrova a fare da guardia ad una zona di campo più ampia, dovendo affrontare, magari un avversario con molta più gamba. Non a caso, con D’Ambrosio tra i centrali i meccanismi hanno funzionato meglio. E, non a caso, Conte attende il suo rientro con ansia.

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LAPRESSE Diego Godin, 33 anni

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