Corriere dello Sport

ALICE NEL FANGO DELLE MERAVIGLIE

«Quando ce n’è, ho un vantaggio al via: le avversarie spariscono Il mio inizio però fu un disastro»

- di Alessandra Giardini

Non è una novità che le eccellenze dobbiamo cercarle nello sport femminile. Succede anche nel ciclocross, dove battagli nel fango, scavalchi gli ostacoli e magari ti tocca di scendere e correre portandoti in braccio la bici. Lei si chiama Alice Arzuffi, è nata in Brianza, compirà 25 anni fra dieci giorni, e nel suo sport è una stella. Ha appena vinto il Superprest­ige di Boom, arriva agli Europei in casa come una delle grandi favorite.

«La mamma pretendeva che facessimo uno sport, uno qualunque, strano perché lei è il contrario dello sport, al massimo fa delle passeggiat­e. Invece io a tre anni ho cominciato: nuoto, basket, danza». Così sottile, con i grandi occhi chiari spalancati, immaginarl­a con il tutù e sulle punte è facilissim­o. Ma da lì al ciclocross c’è tutto il mondo in mezzo. «In effetti sì, sono sport che non c’entrano proprio niente. Però l’importante è essere sempre in movimento. La prima bici l’ho avuta in quinta elementare: condividev­o tutta la mia vita con mia cugina Maria Giulia Confalonie­ri. Un giorno mi fa: io vado a correre in bici. E io le vado dietro. Proviamo, ed è una roba tremenda: non ci capivamo niente, tutte le volte ci doppiavano, due schiappe. Io non volevo mai andare alle gare perché era imbarazzan­te. A un certo punto ci siamo dette: così non va, dobbiamo allenarci, impegnarci di più. Ed eccoci qui». Maria Giulia è campioness­a in pista, Alice nel fango.

DELIRIO. Dalla strada al cross c’è almeno un altro passaggio. «Da piccole si faceva tutto, anche la mountain bike. Ma il cross è stato un amore a prima vista, non ho più voluto altro. La prima volta che sono andata a fare una gara di coppa del mondo è stato a Tabor, in Repubblica Ceca. I belgi avevano i camper con le loro foto sopra, c’era un sacco di gente, un delirio. Mi sono detta: ecco quello che voglio. Il massimo è stato andare a vivere là, in Belgio, due anni fa. E’ proprio il mio mondo». Alice aveva anche un piano B. Si è diplomata al liceo artistico, architettu­ra e design. Dopo la maturità si è presa un anno per capire se il ciclocross poteva essere la sua strada, e per adesso funziona.

«Abito a Herentals, nelle Fiandre, 35 chilometri a est di Anversa. Vivo con due ragazzi inglesi, molto giovani, diciotto e vent’anni. Con l’inglese me la cavo bene, il fiammingo diciamo che lo capisco quando si tratta di corse e di biciclette, ma non mi azzardo a parlarlo». Intanto entrata in Polizia. «Ma forse, senza la bici, mi sarei data alla cucina. Però guardo più al gusto che alla bellezza di un piatto. La mia specialità sono il risotto parmigiano e zafferano e la torta di mele. Semplici ma buoni». Sua sorella Allegra, che ha quattro anni meno di lei, ha preferito lasciare il ciclismo. «Si è messa a lavorare con papà: commercian­o in modernaria­to, oggetti di design. Ha trovato quello che le piace».

FANGO. Esportiamo cervelli e talenti. Alice voleva mettersi alla prova in un Paese dove il ciclocross è lo sport nazionale. «Non ho abbandonat­o la strada, rimane fondamenta­le. Il colpo di pedale te lo dà la strada, ma è chiaro che la mia stagione dura pochi mesi, da fine aprile a metà luglio, devo selezionar­e gli obiettivi. Cerco di fare in modo che il picco di forma sia sempre per il Giro». Ormai la multidisci­plinarietà è dichiarata­mente una ricchezza. Ma in Italia ci mettiamo sempre troppo tempo a capire. E dopo ne perdiamo altro colmare le lacune. «Colpa di una mentalità legata al passato. Ora che grandi campioni arrivano alla strada passando dal ciclocross, anzi dedicandos­i anche al cross per una parte dell’anno, qualcuno finalmente si accorge che saper fare tutto è una dote, un valore aggiunto».

Alice sarà la punta della squadra azzurra agli Europei di Silvelle. «Non è che ami il fango, ma so che per me è un vantaggio: quando ce n’è tanto, molte mie avversarie spariscono in partenza». Argento tra le U23 nel 2015, bronzo fra le élite due anni fa, Alice domani cerca l’oro. «So che è già difficile salire sul podio ma gambe e testa ci sono. C’è anche un po’ di pressione, so che tanti contano su di me. Il percorso mi piace perché c’è da spingere, e sinceramen­te spero che piova, così sarà ancora più duro».

«L’amore con il cross è scoppiato in Belgio Mi sono detta: sì, è questo che voglio»

«Andai a fare le gare in bici per seguire mia cugina». Che ora è campioness­a in pista

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BETTINIPHO­TO Alice Arzuffi, 24 anni, brianzola di Giussano, è andata in Belgio per formarsi come crossista

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