Corriere dello Sport

«IO, IL MOTOCICLIS­TA IN VIDEOCASSE­TTA»

Lorenzo Dalla Porta campione del mondo della Moto3 Tutti lo festeggian­o, lui fa ancora fatica a crederci

- di Riccardo Guglielmet­ti

«Avrei potuto anche diventare calciatore o ciclista, ma papà mi faceva vedere solo video di moto Così la mia passione è esplosa»

Il calore con cui è stato accolto sembra quello del paddock del Motomondia­le, ma qua non c’è la pista, tantomeno le tribune. Ci sono infatti le moto in vetrina accompagna­te da tante ragazze e migliaia di visitatori. Poco importa però, perché il trattament­o riservatog­li è quello di guest star a tutti gli effetti. D’altronde c’era da immaginars­elo, dal momento che lui è stato il primo a riportare quel titolo nella minima cilindrata che mancava da ben 15 anni nel nostro Paese.

Lorenzo Dalla Porta sta vivendo un sogno e al momento fatica ad aprire gli occhi e immaginare che tutto ciò sia realtà. Nei padiglioni lo fermano per chiedergli un selfie o un autografo, c’è che lo incita, chi gli si avvicina per una semplice stretta di mano o una pacca sulla spalla. Un qualcosa che nemmeno lui avrebbe immaginato, riavvolgen­do il nastro a 365 giorni fa, invece il pilota di Prato ha scritto la storia in sella alla sua Honda. La gioia e i sorrisi si fondono in un solo momento assieme alla difficoltà e agli ostacoli di una vita che più volte lo hanno messo a dura prova, ma da cui ha saputo uscire vincitore.

«Che dire, sto vivendo un sogno. Fatico a crederci, ma questa è la realtà. Il mio sogno è sempre stato quello di arrivare in MotoGP, ma prima di vincere un titolo mondiale. Sono riuscito a fare questo passo importante e ora mi godo il momento. Non sono abituato a tutto questo calore».

Immagino ci siano stati anche tanti messaggi di affetto.

«Ce ne sono stati molti. Tra l’altro devo ancora finirli di leggere e rispondere. A un certo punto ho quindi deciso di fare un post sui social per ringraziar­e tutti gli amici e gli appassiona­ti, in modo da non passare per maleducato (sorride, ndr)».

Te lo saresti immaginato lo scorso inverno questo titolo, nonostante i favori del pronostico fossero per altri piloti?

«Non nego di averci pensato, dato che nel 2018 ero comunque riuscito a fare delle belle prestazion­i, centrando la vittoria e i podi. Dentro di me lo aspettavo, forse i media no, però alla fine il titolo è arrivato».

Un toscano diventato pilota. Non era più semplice fare il calciatore o il ciclista?

«Vero (sorride, ndr). Il fatto è che a me il calcio non è mai piaciuto, così come la bicicletta. Devo però dire che alla bici mi sono avvicinato dovendo fare gli allenament­i e dopo un po’ di tempo ho iniziato ad apprezzarl­a. La colpa è però di mio padre, lui aveva la moto e tante videocasse­tte a casa che hanno fatto esplodere questa mia passione».

Per arrivare al titolo della Moto3 quanto è stata difficile la strada? Nelle moto non bastano i stessi soldi necessari per una scuola calcio.

«Ci sono stati tanti momenti molto difficili, dove io e il mio babbo abbiamo dovuto arrangiarc­i. Magari altri piloti correvano con moto al top, mentre io con dei “ferri”, che erano inferiori. Quelle però erano le possibilit­à che avevamo e nonostante ciò ho sempre cercato di adattarmi e dare il massimo. Ci sono state poi tante giornate per andare in Emilia Romagna ad allenarci, facendo centinaia di chilometri, dato che dove vivevo io non c’erano le strutture adatte. Alla fine però i nostri sforzi sono stati ripagati». Insieme a papà Massimilia­no fate una coppia di ferro.

«Lui è una persona che non si è mai fatta vedere triste con me, anche quando le cose non andavano bene. Magari si arrabbiava, ma la sua delusione non è mai trapelata. Ha lottato per me, dato che in me ha sempre creduto».

C’è poi nonna Nicoletta, che questo Mondiale l’ha festeggiat­o con te da lassù.

«Una delle ultime volte che l’ho vista mi ha detto: “Lorenzo, pensa a divertirti e a vincere, fallo anche per me”».

Quella Beta50 che ti regalò per il compleanno rimane ancora oggi memorabile?

«Fu una sorpresa veramente grande, dato che si trattava della mia prima moto. Quando me la regalarono mi misi a piangere. Ricordo ancora che il primo giorno decisi di non utilizzarl­a. Aspettai infatti l’indomani per andare a girare».

Se ti dovessi dire stagione 2017 Mahindra, cosa mi rispondi? «Pensavo fosse finita la mia carriera. Purtroppo quell’anno è stato complicato e temevo fosse giunto il momento di dire addio. Leopard ha poi creduto in me e alla fine li ho ripagati».

Ultima battuta: cosa bisogna aspettarsi dal debutto in Moto2? «Sono davvero curioso. Dopo Valencia svolgerò il primo test a Jerez e quello sarà un appuntamen­to importante per trovare la giusta fiducia fin da subito. Mi hanno detto che si tratta di una moto completame­nte diversa rispetto alla mia Honda, ma è divertente».

 ?? ANSA ?? Lorenzo Dalla Porta, 22 anni, festeggia con gli uomini del Team Leopard il titolo della Moto3 a Phillip Island in Australia
ANSA Lorenzo Dalla Porta, 22 anni, festeggia con gli uomini del Team Leopard il titolo della Moto3 a Phillip Island in Australia

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