«PALERMO, RESTO CON TE SINO IN FONDO: CIOÈ IN A»
Martinelli: Al diavolo le categorie e i soldi, ho deciso di vincere qui perché sento mia questa causa
Tre anni per un gol. Tre per la A. Per Alessandro Martinelli, il gol è arrivato, domenica scorsa, quasi una reliquia, sotto gli occhi della sua ragazza, Alice. Per la A, dopo averla conquistata e persa a Brescia, perché Cellino non gli ha rinnovato il contratto, si sta attrezzando. Oggi, il primo pensiero è per Sforzini, un brutto colpo per il bomber infortunato, e per voi che perdete un punto di riferimento. «Siamo con Nando e speriamo che possa riprendersi al più presto. Da domani, contro il Savoia, giocheremo come fosse il nostro dodicesimo in campo».
Ancora non si capisce perché, dopo il no del Brescia, sia finito in D.
«Mi piacciono le sfide. Al diavolo quattrini e categorie. Sono un istintivo, ho pensato che a Palermo avrei trovato la molla per rifarmi».
Da bambino cosa sognava?
«Mi padre Fausto è stato più volte campione svizzero di motocross e ha fatto la Parigi-Dakar. Quando gareggiava, lo seguivo con la mia piccola moto».
Perché il pallone in un luogo, Mendrisio, con tradizioni di sci e hockey?
«Avevo sei anni e seguivo gli amici: il sabato a scuola calcio e la domenica all’oratorio».
A chi voleva assomigliare?
«Interista di famiglia, a Ronaldo. Il fenomeno mi faceva impazzire».
Quanto di svizzero e di italiano c’è in lei?
«Metà e metà. Papà è di Bergamo, la mamma svizzera».
La sua famiglia conosce Palermo?
«Papà, dopo l’undici settembre, non prende più l’aereo. E’ venuto a trovarmi mio fratello Giacomo. Mamma Mariangela ha promesso che verrà; e mio padre un modo lo troverà, magari in nave».
E Alice?
«Lavora alla Mercedes. Quando le ho detto di Palermo, non l’ha presa bene. Ora si è innamorata della città».
Le aveva promesso il gol?
«Come facevo? Ne ho segnati quattro in tutta la carriera! Ma gliel’ho dedicato».
Eppure si presentò in Italia con una prodezza che fa ancora il giro del web.
«Derby veneto. Io nel Venezia. Angolo del Vicenza, conquisto palla al limite dell’area, supero in dribbling due avversari e prima di calciare in porta metto a sedere il portiere avversario, tutto in 23 secondi. Nello spogliatoio, mi prendevano in giro chiamandomi Weah».
Pergolizzi l’h spostata a destra per convincerla a cercare la porta!
«A sinistra, mi trovo più a mio agio. Per me il gol equivale a recuperare una palla».
Hobby?
«Il tennis, Federer, è ovvio, l’idolo. Ogni tanto gioco con Lancini, Pelagotti e Ricciardo».
Ha sentito Corini.
«Gli ho detto: “Mister, mi dispiace”. Ha risposto che quando si è a posto con la coscienza non si deve temere niente. Cellino è esigente e istintivo, quando si sveglia e sceglie una cosa, la mette in atto, senza pensarci».
Anche lei ha subìto una decisione di Cellino.
«Sarò freddo, ma se vedo qualcosa di sbagliato, m’inca ... A Brescia l'ho fatto, sia pure con garbo».
Cosa pensa del razzismo e del caso Balotelli?
«Brutta storia, sono solidale con Mario. Negli stadi, bisognerebbe solo divertirsi».
Venti, otto, ventotto: numeri delle maglie indossate. A Palermo la sei.
«Il 20 l’avevo alla Samp, era elegante. Il 28 a Brescia: il giorno di nascita del mio procuratore ed il simbolo di Guardiola. Il sei? Meglio cambiare ogni tanto».
Dieci vittorie di fila, se l’aspettava?
«Rientrava nei piani ma non ci credevo. Ora sarà diverso perché gli avversari ci conoscono».
Pergolizzi cosa vi dice?
«Che non abbiamo fatto niente e che la partita che viene è sempre la prima».
Lo conosceva?
«No, mi ha fatto subito buona impressione. Una bellissima persona».
Contro il Savoia?
«Sappiamo come giocano. Squadra individualmente forte. Però, se teniamo il ritmo del Barbera ...».
Il futuro?
«A Palermo. Ormai ho sposato questa causa e andrò fino in fondo. Cioè, in A».
«Vittoria col Savoia? Otteniamola anche per dedicarla a Nando: bomber torna presto»