MINACCE A CONTE MILANO FA MURO
Lettera con un proiettile e messaggi minatori contro l’allenatore dell’Inter: indaga la Procura Vigilanza sotto casa. La solidarietà del sindaco
Gli inquirenti pensano al gesto di un mitomane, il club denuncia Il sindaco Sala: «Gli scriverò» Il precedente con Mourinho e quel presagio di Antonio...
La città di Milano e il mondo del calcio sono scossi dalle minacce di morte indirizzate giovedì al tecnico dell’Inter Antonio Conte. Come rivelato dal Corriere della Sera e da Il Giorno, tre giorni fa nella sede dell’Inter di viale della Liberazione è stata recapitata una lettera anonima, scritta in un italiano sgrammaticato, che conteneva un proiettile per fucile calibro 22 e messaggi minatori espliciti rivolti al tecnico. Un episodio grave che, dopo la denuncia presentata al Nucleo Informativo dei Carabinieri di via della Moscova, ha spinto la Procura milanese ad aprire un’inchiesta, al momento a carico di ignoti, con l’accusa di minacce aggravate e detenzione di munizioni.
La casa dell’ex ct, nel quartiere City Life, e la sede nerazzurra, in quello di Porta Nuova, sono adesso sottoposte a Vigilanza Generica Radiocontrollata delle forze dell’ordine, mentre gli inquirenti, coordinati dal responsabile dell’antiterrorismo milanese, Alberto Nobili, stanno cercando di dare un’identità all’autore del folle gesto. La busta e il proiettile sono stati sottoposti ad accertamenti alla ricerca di impronte digitali, ma lente d'ingrandimento è puntata anche sul timbro postale per capire da dove la missiva sia partita. Sembra che le minacce non siano riconducibili né ad ambienti criminali né a qualche frangia estrema del tifo organizzato, ma che si tratti del gesto di un mitomane che avrebbe preso di mira Conte come in passato è successo ad altri personaggi famosi del mondo dello sport, della politica e dello spettacolo. Pure a José Mourinho proprio quando allenava l’Inter (busta con un proiettile per lui, Moratti e Tronchetti Provera).
SOLIDARIETA’. Ieri all’allenatore pugliese è arrivato il messaggio di solidarietà da parte del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. «Non ne sapevo niente - ha detto il primo cittadino - e non so neanche il motivo per cui oggi sembra così facile rivolgere tali manifestazioni d’odio ai singoli. La solidarietà in questi casi è per definizione. Non riesco neanche a immagine il motivo per cui un allenatore di calcio possa venire minacciato. Gli scriverò». Conte era stato informato dell’accaduto dalla società già giovedì e la gravità del fatto, abbinata con la grande eco che la notizia ha avuto ieri, certo non lo hanno fatto stare tranquillo. Il club si è schierato al suo fianco e ieri mattina l’ad Madovremmo rotta era alla Pinetina per parlargli e fargli sentire la vicinanza sua, della proprietà e di tutti i dirigenti. La moglie di Conte, Elisabetta Muscarello, in mattinata si era sfogata su Facebook negando l'episodio («Per la cronaca, la storia del proiettile è una bufala»), forse perché il marito aveva preferito non riferirglielo con l'intento di risparmiarle delle preoccupazioni. Più tardi è arrivato il comunicato della società che ha spiegato l’accaduto, confermando di essersi rivolta alle autorità competenti (lo ha fatto il legale nerazzurro, Angelo Capellini).
IL PRESAGIO. E pensare che Conte neppure un paio di mesi fa aveva parlato di «un’Italia peggiorata all’ennesima potenza. Dopo 3 anni all’estero vedo tanto odio e rancore, due cose diseducative per le nuove generazioni. Tutti
farci un’analisi di coscienza» aveva detto scagliandosi non solo contro i razzisti, ma anche contro coloro che offendono le persone negli stadi e fuori. Adesso nel mirino è finito lui, insieme a Cristiano Ronaldo il
Due mesi fa disse: «Dopo tre anni all’estero, torno e vedo tanto odio»
personaggio più noto della Serie A, un allenatore fuoriclasse nel suo lavoro che è abituato a dividere: amato dai propri tifosi, "meno amato" dagli avversari. Tanti coloro che gli hanno inviato un messaggio di sostegno. Lui naturalmente ha gradito, ma, pur turbato e arrabbiato per l'accaduto, ieri ha diretto l'allenamento. Perché la rincorsa alla Juventus capolista non può essere fermata da un mitomane.