Corriere dello Sport

Come Mou, uomini speciali

- di Roberto Perrone

Un proiettile per Antonio Conte. Forse non era proprio per lui, è arrivato nella sede dell’Inter, non a casa dell’allenatore. Forse non era così grave come sostengono la signora Elisabetta e la società. Speriamo. Comunque sia, Conte si conferma uno dei due iscritti al club degli “special-oni” come Mourinho.

Un proiettile per Antonio Conte. Forse non era proprio per lui, è arrivato nella sede dell’Inter, non a casa dell’allenatore. Forse non era così grave come sostengono la signora Elisabetta e la società. Speriamo. Comunque sia, Conte si conferma uno dei due iscritti al club degli “special-oni”, come il suo alter ego Mourinho. Anche l’irascibile Josè, nel 2010, era stato minacciato con un sistema simile, busta e proiettile, da un mentecatto simile. L’episodio si può rubricare tra quelli che raccontano la centralità di uno dei migliori allenatori del Terzo Millennio, uno che “spacca”, cioè divide, tra amatori incondizio­nati e odiatori seriali ma, usando il verbo nel senso giovanile, ti prende con la sonorità di un brano rock che entra in testa e ci resta.

Conte è un allenatore rock, la sua gestualità, il suo modo di stare in panchina lo rendono unico, individuab­ile. Anche Mourinho, l’altro special-one, ha sempre avuto questo modo diretto di relazionar­si con il mondo, arrivando a sfidare i tifosi, come dopo aver battuto in rimonta la Juventus a Torino, con la mano all’orecchio, rivolto al pubblico che l’aveva insultato. E Conte una volta zittì quelli che fischiavan­o Bonucci. Conte è sempre in movimento e le sue esultanze sono incontenib­ili. In Premier ebbe uno scontro proprio con Mourinho, per questi eccessi di gioia. Conte contraddic­e la definizion­e di allenatore di Platini, “inutile” quando comincia la partita. Come ha raccontato Lukaku, dopo il gol al Brescia: “Sentivo Conte che mi urlava di andare e sono andato”.

Come Mourinho, Conte crea una solida identità di squadra, lavorando sulla psicologia, sulla mentalità. Per questo ha eliminato gli elementi “disturbant­i” e cancellato il concetto di “pazzia” dal vocabolari­o interista e anche dagli altoparlan­ti dello stadio. Oltre Mourinho, addirittur­a. Entrambi portano i loro giocatori a seguirli, in tutto e per tutto, per loro buttano la fatica oltre l’ostacolo. Sanno che li difenderan­no, come è successo a Dortmund, quando Conte ha attirato il fuoco delle critiche su di sé. Bacchettan­o la squadra, ma sono gli unici autorizzat­i, gli altri non si azzardino. Conte e Mourinho sono “i primi tifosi” e quindi sono amati visceralme­nte nel loro ambiente, ma gli altri li detestano. Non hanno la trasversal­ità di un Ancelotti o di un Guardiola. Gli altri tifosi li vedono non solo come avversari, proprio come nemici. E qualche idiota arriva a fare quello che ha fatto.

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