Come Mou, uomini speciali
Un proiettile per Antonio Conte. Forse non era proprio per lui, è arrivato nella sede dell’Inter, non a casa dell’allenatore. Forse non era così grave come sostengono la signora Elisabetta e la società. Speriamo. Comunque sia, Conte si conferma uno dei due iscritti al club degli “special-oni” come Mourinho.
Un proiettile per Antonio Conte. Forse non era proprio per lui, è arrivato nella sede dell’Inter, non a casa dell’allenatore. Forse non era così grave come sostengono la signora Elisabetta e la società. Speriamo. Comunque sia, Conte si conferma uno dei due iscritti al club degli “special-oni”, come il suo alter ego Mourinho. Anche l’irascibile Josè, nel 2010, era stato minacciato con un sistema simile, busta e proiettile, da un mentecatto simile. L’episodio si può rubricare tra quelli che raccontano la centralità di uno dei migliori allenatori del Terzo Millennio, uno che “spacca”, cioè divide, tra amatori incondizionati e odiatori seriali ma, usando il verbo nel senso giovanile, ti prende con la sonorità di un brano rock che entra in testa e ci resta.
Conte è un allenatore rock, la sua gestualità, il suo modo di stare in panchina lo rendono unico, individuabile. Anche Mourinho, l’altro special-one, ha sempre avuto questo modo diretto di relazionarsi con il mondo, arrivando a sfidare i tifosi, come dopo aver battuto in rimonta la Juventus a Torino, con la mano all’orecchio, rivolto al pubblico che l’aveva insultato. E Conte una volta zittì quelli che fischiavano Bonucci. Conte è sempre in movimento e le sue esultanze sono incontenibili. In Premier ebbe uno scontro proprio con Mourinho, per questi eccessi di gioia. Conte contraddice la definizione di allenatore di Platini, “inutile” quando comincia la partita. Come ha raccontato Lukaku, dopo il gol al Brescia: “Sentivo Conte che mi urlava di andare e sono andato”.
Come Mourinho, Conte crea una solida identità di squadra, lavorando sulla psicologia, sulla mentalità. Per questo ha eliminato gli elementi “disturbanti” e cancellato il concetto di “pazzia” dal vocabolario interista e anche dagli altoparlanti dello stadio. Oltre Mourinho, addirittura. Entrambi portano i loro giocatori a seguirli, in tutto e per tutto, per loro buttano la fatica oltre l’ostacolo. Sanno che li difenderanno, come è successo a Dortmund, quando Conte ha attirato il fuoco delle critiche su di sé. Bacchettano la squadra, ma sono gli unici autorizzati, gli altri non si azzardino. Conte e Mourinho sono “i primi tifosi” e quindi sono amati visceralmente nel loro ambiente, ma gli altri li detestano. Non hanno la trasversalità di un Ancelotti o di un Guardiola. Gli altri tifosi li vedono non solo come avversari, proprio come nemici. E qualche idiota arriva a fare quello che ha fatto.