ANTONIO NON PASSA PIÙ
I catalani, imbottiti di riserve, vanno in gol con Carles Perez. Pari di Lukaku Annullate tre reti ai nerazzurri Decide la prodezza di Ansu Fati (17 anni) Conte: «Troppi errori, siamo molto delusi»
Un ragazzino di diciassette anni, Anzu Fati, ha spento all’improvviso il sogno di Conte, per il quale la Champions rappresenta una sorta di torneo maledetto, di un incubo insormontabile.
Capolinea Champions. Finisce qui, l’urlo di San Siro si esaurisce con gli applausi a Conte e ai suoi giocatori. Un ringraziamento doveroso per aver tenuto in vita il sogno di qualificarsi agli ottavi, come forse l’Inter avrebbe meritato dentro un girone durissimo, spendendo sino all’ultima goccia di energia e di furore. Niente impresa. Si sono imposti i nipotini di Messi. Onore al Barcellona. Ha vinto e giocato alla grande, con il primo posto già al sicuro e nonostante il turnover, dimostrando un tasso di altissima classe e un futuro assicurato. Non è casuale che abbiano firmato il successo due canterani, lo spagnolo Carles Perez e Ansu Fati, il baby prodigio classe 2002, entrato nel finale e autore del suo primo gol in Champions con un destro dal limite a chiudere il triangolo con Suarez.
Troppi errori sotto porta di Lukaku. Sei parate di Neto. Tre gol annullati per fuorigioco ma l’ultimo di Lautaro Martinez, come hanno dimostrato le immagini, era regolare. Episodio determinante, sull’11 a pochi minuti dal novantesimo, quando l’Inter stava tentando l’assalto disperato. Rimpianti enormi. Conte esce e “retrocede” in Europa League. Di più, con una rosa ridotta all’osso, non poteva combinare. Ora si concentrerà sulla corsa scudetto.
PIVOT. Mancava il Pallone d’Oro, ma non solo. Depennati dai convocati anche Piqué, Sergi Roberto e gli infortunati Dembelé, Jordi Alba, Semedo e Arthur per un totale di sette titolari a cui si sono aggiunti, almeno inizialmente, Suarez, Busquets e De Jong, in panchina accanto a Ter Stegen. Tra i pali il brasiliano Neto, ex Juve, al debutto assoluto in blaugrana. Di livello anche l’altro Barcellona. Giovani e palleggiatori, come il canterano Alena, sistemato accanto a Rakitic. Vidal disturbava Brozovic, difesa a tre, più Wague e Junior Firpo esterni. L’Inter, dal primo minuto, ha avuto una sola idea. Aggredire il gioco da dietro dei tre centrali del Barca e rovesciare l’azione appoggiandosi sulle due punte. Todibo e Lenglet, ai lati di Umtiti, sono entrati subito in difficoltà. Faticavano a reggere l’urto di Lukaku, autentico pivot intorno a cui giravano Lautaro con Vecino, Borja Valero, D’Ambrosio e Biraghi a rimorchio.
PARI. La pressione nerazzurra ha prodotto tre limpide palle gol nei primi venti minuti. Lenglet ha salvato alla disperata su Lukaku, D’Ambrosio ha sparato alto da buona posizione, Neto ha respinto il sinistro di Biraghi. Il gelo, quasi all’improvviso, è calato su San Siro. Griezmann ha indovinata l’imbucata, Godin nel tentativo di anticipare Vidal ha servito l’assist a Carles Perez. Barca in vantaggio. Il contraccolpo psicologico è stato evidente. L’Inter sembrava in crisi, è cresciuto il palleggio blaugrana (224 passaggi contro 112 alla mezz’ora), Lenglet si è divorato il raddoppio. Un colpo di testa di Lautaro ha interrotto il black out, San Siro e i nerazzurri si sono rianimati, il pari è arrivato a un sospiro dall’intervallo. Gioco rovesciato in avanti con il lancione di D’Ambrosio. Il Toro ha protetto palla prima di scaricare su Lukaku e il sinistro di Romelu (toccato da Umtiti) ha sorpreso Neto.
COLPODELKO. Dopo l’intervallo l’Inter non è tornata in campo con la stessa brillantezza. Meno ritmo, più fatica a ribaltare l’azione, la tendenza a subire il palleggio catalano. Era calato Brozovic e il Borussia a Dortmund era passato di nuovo in vantaggio. Serviva un gol per qualificarsi. Valverde ha cambiato Griezmann con Suarez e Rakitic con De Jong, ma in difesa continuava a concedere spazio a Lukaku. Neto ha respinto la botta potentissima del belga, Lautaro si è costruito un’occasione buona, sparando fuori dal limite. Conte si è giocato la carta Lazaro, subentrato a Biraghi, poi ha osato con Politano per D’Ambrosio e ancora di più con Esposito al posto di Borja Valero: 3-4-1-2 ultraoffensivo. Resta quel gol annullato a Lautaro per fuorigioco inesistente prima che Ansu Fati spegnesse in modo definitivo l’illusione nerazzurra all’ultima curva.