Corriere dello Sport

Un podio dopo il buio: andrà subito all’attacco

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Perché inserire tra gli eletti una nobile decaduta? Perché la McLaren è uscita dal tunnel, de-inglesizza­ndosi e dandosi un’organizzaz­ione teutonica grazie a un ingegnere e manager tedesco fino al midollo, Andreas Seidl, già artefice dei successi della Porsche nel WEC (Mondiale endurance). Ciò che si è visto nel corso di questa stagione - un gran salto in avanti che ha prodotto il quarto posto della squadra tra i costruttor­i e il sesto di Carlos Sainz tra i piloti, dopo un mediocre 2018 e un pessimo 2017 concluso a quota 30 punti - è il massimo cui si potesse ambire al di fuori del triangolo Mercedes-FerrariRed Bull. E prelude ad altri progressi, sia nel 2020 ancora con i motori Renault e poi dal 2021, la nuova era in cui McLaren ritroverà la Mercedes, sua partner fino al 2014. Già quest’anno, comunque, McLaren ha fatto ciò che ogni costruttor­e di motori visualizza nei suoi peggiori incubi: il sorpasso della squadra cliente al suo fornitore. Provate solo a immaginare un team Alfa Romeo o una Haas che stanno davanti alla Ferrari, o una Racing Point che va meglio della Mercedes… follia, e invece il team di Woking ha fatto meglio - ma molto meglio: 145-91 in classifica - della Renault che le ha fornito le power unit. Il massimo in Brasile nel penultimo GP dell’anno, dove Sainz è partito ultimo e ha chiuso terzo, riportando la McLaren sul podio dopo sei intere stagioni (l’ultima volta risaliva al primo GP del 2014, in Australia all’alba dell’ibrido, con l’illusorio secondo posto di Magnussen, con Button terzo). La McLaren è forse l’unico team a non lavorare sull’eliminazio­ne delle pecche, ma a proseguire sulla strada dello sviluppo: il progetto 2020 è stato varato prima di ogni altra squadra, già nello scorso inverno, e la partenza dell’aerodinami­co Guillaume Cattelani appena uscito dai ranghi, verrà compensato con un’assunzione di grande qualità.

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