Il motore Honda in crescita ma ancora fragile
«Il 2020 dovrà essere il nostro anno». Non tentenna Helmut Marko, supercapo del pianeta Red Bull in Formula 1 (dunque anche di Toro Rosso, che ora dovremo abituarci a chiamare Alpha Tauri). Tutto si dispiega con chiarezza nella testa dell’autoritario ex pilota austriaco: migliorare il record del campione del mondo più giovane di sempre (ora già loro con Vettel) è ancora possibile con Verstappen, ma solo nel 2020 perché poi sarà tardi. Stessa scadenza per Leclerc e la Ferrari, che peraltro oggi è al cospetto di altre priorità. Il piede c’è: Verstappen si muove da fenomeno. Il fronte telaio-aerodinamica grida presente, non solo grazie al genio di Adrian Newey ma anche alla scuola che questi ha creato all’interno della squadra bibitara. Le intelligenze su questo fronte abbondano. La chiave per il salto di qualità è nel motore. I giapponesi della Honda hanno compiuto grandi passi avanti in questa stagione sul fronte delle prestazioni, ma serve più affidabilità: i piloti delle Red Bull hanno avuto bisogno di cinque power unit a testa per concludere il Mondiale e il massimo concesso per non pagare penalità è di tre. I due della Toro Rosso hanno addirittura fatto ricorso a sette motori a testa. E’ tanto dirimente questo aspetto, per la Red Bull, da farle vivere la prestazione della power unit Ferrari come una vera ossessione. In particolare nel management austriaco per Marko, battitore libero sul fronte della comunicazione: «Se nel 2020 sospetteremo irregolarità, certamente protesteremo. Così la Ferrari dovrà rivelare tutto alla FIA, e questa si regolerà di conseguenza». Più concentrato sul proprio lavoro che su quello degli altri Takahiro Hachigo, ad di Honda: «Dopo il nostro rientro in Formula 1 abbiamo avuto quattro anni difficili. Ci ha fatto molto male, ma ora siamo sulla strada giusta e non siamo lontani dalla Mercedes. Cosa mi aspetto per il 2020? Il Mondiale!»