La Lasitskene durissima «La Russia ha fallito»
«Non ha punito i colpevoli, tutto è rimasto come prima». Ma Putin e Isinbayeva attaccano la Wada
Tutti contro tutti all’indomani della clamorosa sentenza della Wada con la quale è stato messo al bando per quattro anni l’intero sport della Russia. Vladimir Putin accusa l’Occidente di aver emesso una sentenza politica. L’ex zarina dell’asta, Yelena Isinbayeva, e l’attuale regina del salto in alto, Maria Lasitskene, si scagliano strali l’un l’altra. Di fronte alla drammatica prospettiva di perdere ancora un oro olimpico, dopo le sanzioni applicate all’atletica russa che le avevano impedito di gareggiare a Rio 2016, la Lasitskene ha duramente attaccato l’inerzia delle autorità sportive russe sul doping. Da sempre tra le più critiche sul sistema Russia, la tre volte iridata dell’alto ha scritto una dura lettera aperta ai funzionari sportivi del suo Paese accusandoli di aver fallito: «Non hanno punito tutti i colpevoli e da allora nulla è cambiato, perché i nostri atleti continuano a utilizzare sistematicamente sostanze vietate, i tecnici che dopano continuano ad allenare impunemente e i dirigenti continuano a falsificare i documenti ufficiali». Quello della Laitskene è un vero atto di dolore per se stessa e la sua disciplina. «L’atletica è uno sport che sta scomparendo nel nostro Paese. Io sono un’atleta russa e dovrei avere il diritto di partecipare liberamente alle gare con i colori russi».
In attesa di conoscere il perimetro della sanzione imposta a Mosca, l’atletica ha interrotto poche settimane fa il processo di riconoscimento a livello individuale di atleti russi come “neutrali”. Questo dopo gli ultimi casi di corruzione e di coperture di dopati da parte del neo presidente federale. Per questo l’atletica russa, ancora sospesa da World Athletics, potrebbe addirittura sparire del tutto a Tokyo e ai Mondiali indoor di Nanchino.
ANTI WADA. Contro la Wada si è scagliata invece la Isinbayeva, da sempre vicina alle autorità del Cremlino: «Faccio fatica a capire se nelle intenzioni della sentenza dell’Esecutivo Wada ci sia quella di proteggere i diritti dei nostri atleti puliti, permettendo loro di competere sotto una bandiera neutrale». Due visioni contrapposte, come si vede: la prima richiama alle proprie responsabilità la dirigenza russa, la seconda punta l’indice contro la Wada, sottacendo i guasti del doping di Stato.
Stessa linea espressa da Putin. Secondo il premier si tratta di una sentenza «con motivazioni politiche che contraddice la Carta Olimpica». Putin ha aggiunto: «Non c’è nulla di cui rimproverare al Comitato olimpico russo e, se non c’è alcun rimprovero nei suoi confronti, il Paese dovrebbe poter prendere parte alle gare». Una posizione che era stata avanzata anche dal presidente Cio, Thomas Bach, prima che la Wada producesse i dettagli dell’ultimo report sulle continue violazioni dell’antidoping di Mosca. «Finora non sono state accertati coinvolgimenti di dirigenti olimpici russi», aveva commentato il tedesco, che ora è costretto a giocare in difesa. Il presidente dell’Usada (antidoping Usa), Travis Tygart, è tornato a chiedere la totale esclusione dai Giochi anche dei “neutrali”.
La Russia ha 21 giorni per appellarsi al Tas. Fa discutere il commento di Jonathan Taylor, uno dei componenti della Wada: «Con il ricorso, la Rusada potrebbe aprire un procedimento lungo mesi, posticipando così lo stop a dopo Tokyo. In questo caso però la squalifica sarebbe estesa fino a Parigi 2024. Sta a loro scegliere: Tokyo o Parigi».
Francia, dopo trasferte a termine in Giappone o ad Hong Kong, il 31enne “Umbi” sembrava essersi sistemato definitivamente nell’ex colonia britannica. E invece oggi e domenica ultimi ingaggi laggiù, poi da lunedì si trasferirà in California con la compagna Kimberley (che è figlia del collega Gerald Mosse) e il piccolo Hayden. Inizierà a montare in corsa il 26 dicembre a Santa Anita e magari in primavera lo vedremo sulla East Coast, insieme a Joel Rosario con il quale dividerà l’agente Ron Anderson. Strano ma vero, gli Stati Uniti saranno una novità per Rispoli: oltre 1.500 corse vinte in carriera montando in ben 15 nazioni, finora aveva avuto ingaggi anche in Canada, ma mai negli States. Una “bandierina” che gli mancava.