Corriere dello Sport

Mandate De Ligt in provincia a scuola di calcio

- Luigi Cacciapuot­i, libero.it Riccardo Ducci, Rimini, gmail.com

imporre subito il suo modello di gioco, diverso da quello praticato dalla squadra per tre anni e assimilato così bene da giocare a memoria. Eppure Carletto avrebbe dovuto fare tesoro del licenziame­nto dal Bayern Monaco dove i senatori della squadra si erano schierati contro per motivi tecnici e insofferen­za nei confronti del suo gruppo di lavoro. Invece a Napoli è stata stampata una fotocopia con l’aggiunta del focoso vice presidente».

Poco dopo Raffaele, cambiando argomento dice: «Avete letto ciò che ha detto Chiellini? Il Real Madrid si adoperò per non far vincere il Pallone d’oro a Ronaldo, e poi conclude che, secondo logica, doveva essere assegnato a Griezmann o a Mbappè. Se era logico, come lui stesso ha asserito, che andasse assegnato a uno dei due giocatori vincitori con la Francia del campionato mondiale in Russia, cosa c’entra Ronaldo? È un evidente controsens­o, eppure Chiellini è una persona dotta, si ricorda quante gliene hanno cantate quando con il Real Madrid li ha eliminati dalla Champions League? Si sono aggiunte anche le dichiarazi­oni dei familiari, ma non comprendon­o che attirano antipatie verso il loro benamato Cristiano?». Antonio, che guida l’auto, chiude la discussion­e: «Ragazzi il calCaro cio è bello perché ti dà la possibilit­à di dissertare appassiona­tamente su tantissime questioni, mo jamm bell decidiamo il menù di questa sera».

Carlo Ancelotti, il ragazzo con la valigia. D’ora in poi lo chiamerò così, così lo archivierò nel mio “Amarcord” dov’era presente come “l’uomo del fiume”, immagine più vicina alla sua terra. Mi ha fatto improvvisa­mente ricordare il tempo che fu, quando mi dedicavo poco al calcio, molto al bel mondo che mi stava intorno. Era il 1961, a Rimini, prima estate. Un pomeriggio un signore dello spettacolo - cineasta romano - mi chiese un piacere: dovevo andare alla stazione di Rimini a ricevere con i dovuti modi una giovane attrice di una certa notorietà, Claudia Cardinale, attesa dal regista Valerio Zurlini per girare un film che avrebbe avuto un grande successo, “La ragazza con la valigia”. L’avevo già vista nel film di Bolognini, “Il Bell’Antonio” con Mastroiann­i, ammirata con Tomas Milian (che avrei conosciuto più tardi a Bologna quando girava “La banda Casaroli”) nel film “I delfini” di Citto Maselli: la vidi davanti a me, rimasi fulminato dalla sua semplicità: semplice la sua bellezza, il suo sorriso, la sua stretta di mano... Poi mi sono dato al calcio, e non ho rimpianti, ma la valigia è un’altra e l’amico che l’ha sempre pronta - ex ore suo Carlo Ancelotti, non meritava il malinconic­o intermezzo napoletano (musicalmen­te mi ricorda “E la barca tornò sola...”) che mentre scrivo non so come andrà a finire, ma sicurament­e non è all’altezza del vecchio amico. Che conobbi ragazzo e al quale probabilme­nte fornii la prima metaforica valigia della sua vita presentand­olo a Liedholm, durante una festa. E Nils gli disse: «Ti vorrei a Roma». E Roma fu.

Quant’acqua è passata sotto i ponti della Margonara, verso Reggiolo, del Taro, del Po, del Tevere, del Naviglio, del Tamigi, della Senna, del Manzanarre, dell’Isar (ah, fosse stato il Reno!), quanto mare davanti ai suoi occhi invaghiti d’azzurro napoletano. Per me - dicevo - era “l’uomo del fiume”, non quello della valigia. Ecco, Napoli, di cui s’era imprudente innamorato, è costata a Carlo - prim’ancora di conoscere il suo destino - forse l’unica umiliazion­e della sua vita. Perché ha creduto nell’unica cosa che vale, il Rispetto, e rispetto non ha avuto. Da nessuno. Non posso dire “gliel’avevo detto”, è certo che avevo tentato di dirglielo. Quella mattina in cui mi giurò che stava partendo per il Canada e il pomeriggio seppi che aveva firmato e posato con De Laurentiis per quella foto che racchiude tutte le promesse non mantenute. Compresa quella di non spararsi.

Caro Cucci, ho appreso che dopo la partita Lazio-Juve si è verificata una gran ressa per l’acquisto delle azioni della Juve, sembra vi sia il 3x1. La fortuna dell’Inter non sta tanto nel fatto che il grandissim­o Antonio Conte cavalca il biscione, ma anche dal fatto che Maurizio Sarri sta vagando per la città con al guinzaglio una zebra depressa. Gli juventini hanno il coraggio di accusare l’arbitro Fabbri per l’espulsione di Cuadrado? Io l’arbitro lo critichere­i solo per il rigore non concesso in favore della Lazio su Leiva per un fallo commesso dallo juventino Emre Can, l’arbitro sarebbe dovuto andare come minimo a visionare il VAR, perché sicurament­e gli addetti si erano recati al bar (lo spero per la salvaguard­ia della loro onestà) non essendoci andato ha fatto molto dubitare (anche lui) sulla sua buona fede. Ho sempre sostenuto che la Juve con Sarri avrebbe subito tanti gol. De Ligt, che a me piace molto come calciatore, si rischia di bruciarlo, la Juve avrebbe dovuto darlo in prestito almeno una stagione in provincia, in modo che capisse il calcio e soprattutt­o l’ambiente Italiano, (nulla a che vedere con l’Olanda). La destinazio­ne ideale sarebbe stata Bergamo, dal mago Gasperini, grande maestro per i giovani talenti; in Olanda quando si sbagliano degli interventi, il pubblico incita per incoraggia­re, a Torino, come a Milano, al primo sbaglio si sentono mugugni, al secondo partono i fischi; in Italia c’è un tifo immaturo, basti vedere anche in Inter-Roma, è stata fischiata un’Inter in testa,(le mancavano oltretutto uomini chiave come Sensi e Barella): questo dice tutto. Anche i miei figli e mio nipote erano infuriati, io invece quel pareggio l’ho benedetto, perché ero convinto che la Juve a Roma ci avrebbe lasciato il pelo. Viste le occasioni e la mole di gioco della Roma, ho ritenuto il risultato giusto.

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