Formula 1, l’anno della transizione
Tutte le (poche) novità del 2020 in attesa del regolamento 2021 che rivoluzionerà le monoposto
In attesa del passato, ecco come la Formula 1 vive l’avvicinamento al Mondiale 2020. Una situazione strana e che si verifica di rado, sempre in preparazione a un drastico cambio regolamentare. Un’eclisse di futuro che l’ultima volta si era vissuta a cavallo tra il 2012 e il 2013, piena era Red Bull con Vettel mattatore: si procedeva verso il 2014 e l’avvio dell’era dell’ibrido nel corso della quale - oggi lo sappiamo - la Mercedes avrebbe camminato con passo pesante sulla concorrenza, migliorando il ruolino di marcia della Ferrari vincitutto di Schumi (dice oggi Wolff: «come struttura somigliamo a quella Ferrari di Jean Todt»).
La situazione è un po’ la stessa di allora: nessuno ha dedicato alla prossima stagione follie economiche o creative, perché le migliori risorse vanno dedicate alle nuove vetture del 2021 e nella prossima stagione ognuno cercherà di portare a maturazione tecnica ciò che ha già saldamente in mano. Meglio ridurre le pecche che spingersi nel labirinto periglioso nell’inventiva.
Ci si aspetta pertanto di assistere a interventi di compensazione: tutti pronti a rinunciare a qualcosa che si ha in abbondanza, per poter colmare le lacune. In questo percorso finale di maturazione abbiamo considerato Mercedes, Ferrari e Red Bull - indiscutibilmente i top team - ma abbiamo voluto inserire anche la McLaren, che nel Mondiale da poco concluso ha dato importanti segni di vitalità, tali da far pensare a un possibile rientro di Woking tra le squadre che contano. Tra i ricordi di Prost contro Senna, dei titoli di Mika Hakkinen ma anche di quello relativamente recente del primo Mondiale di Lewis Hamilton (2008), quella della McLaren non sarebbe attesa del passato, ma un tentativo di ritorno al futuro. dedicherei maggiore attenzione a questo aspetto, anziché a quanto abbiamo fatto, anche a costo di pagare in termini di resistenza aerodinamica». Insomma darebbe via un po’ di velocità di punta per poter usare meglio gli pneumatici. Ecco il manifesto dell’obiettivo 2020 di Maranello, ecco la strada in cui si andrà, anzi in cui si sta andando esattamente in questi giorni, in queste settimane. Lo conferma lo stesso Binotto con le sue parole più recenti: «Il Mondiale 2019 lo abbiamo perso un anno fa, in inverno, nel momento in cui definivamo il progetto della SF90». Discorso valido se applicato al 2020: la Ferrari lo sta vincendo, speriamo, o lo sta nuovamente perdendo, in questi giorni. E’ tutto molto chiaro. Nella prossima macchina verranno riversate le conoscenze che hanno permesso alla SF90 di progredire con gli aggiornamenti lanciati a Baku (aprile), a Le Castellet (giugno) e soprattutto a Singapore (settembre) nel miglior momento dell’anno. Si andrà alla ricerca di un maggior carico aerodinamico: stesso percorso della Mercedes, ma contromano. E certamente si punterà a un miglior bilanciamento, che è stato in altalena per l’intero 2019. Sulle attese pesano le ultime tre uscite infelici (Usa, Brasile e Abu Dhabi) e forse le recenti direttive tecniche FIA sui motori, cercate dalla concorrenza per frenare le power unit di Maranello, potenti fino a sollevar sospetti.
Controproducente prendere rischi: nel 2021 nascerà un’altra Formula 1