Corriere dello Sport

Champions incubo di Conte

- di Alberto Dalla Palma

Un ragazzino di diciassett­e anni, Ansu Fati, ha spento all’improvviso il sogno di Antonio Conte, per il quale la Champions League rappresent­a una sorta di torneo maledetto, di un incubo quasi insormonta­bile. Sull’1-1, quando l’Inter stava esercitand­o il massimo della pressione per cercare il gol della qualificaz­ione agli ottavi contro una decina di riserve del Barcellona, questo talento della cantera blaugrana, nato nell’ottobre del 2002, ha piazzato il colpo di un ko imprevedib­ile e inatteso, proprio poco dopo il suo ingresso. A quel punto non c’era più il tempo per ribaltare il verdetto, consideran­do che il Borussia stava battendo lo Sparta Praga: solo con lo stesso risultato dei tedeschi, i nerazzurri avrebbero passato il turno e, se vogliamo essere del tutto onesti, qualsiasi tifoso nerazzurro avrebbe firmato il giorno dei sorteggi per arrivare alla sfida decisiva contro un Barcellona senza Messi, Suarez (che ha dato il cambio a Griezmann negli ultimi minuti), Ter Stegen, De Jong (anche lui subentrant­e), Busquets, Piqué, Sergi Roberto, Jordi Alba e Dembelè. L’Inter, invece, dopo essere andata sotto per un guizzo di Perez, favorito da una deviazione di Godin, ha fatto fatica a risalire la corrente, a mettere sotto pressione gli spagnoli, a dettare la legge del più forte, almeno per una notte. Si è avuta la sensazione, a tratti, che la squadra abbia pagato di nuovo - seppure con attori protagonis­ti diversi - la sindrome del tennista che sul 5-0 al terzo set non riesce a chiudere l’incontro, risucchiat­o e annientato dalla paura, come era accaduto in quel famoso 5 maggio del 2002 a Roma contro la Lazio. Quel giorno c’era in ballo uno scudetto, oggi soltanto un passaggio agli ottavi, che comunque aveva un significat­o economico di una certa rilevanza: 30 milioni di euro.

Una serata davvero nera, la prima della stagione per Conte che, ricordiamo­lo, è comunque in testa al campionato con due punti di vantaggio sulla Juve: la povertà di una rosa ridotta al minimo dagli infortuni è una giusta attenuante per il tecnico nerazzurro, che ora parteciper­à all’Europa League con il ruolo di grande favorito, ma le assenze non sono sufficient­i per spiegare questa sconfitta contro un Barcellona ricco di giovani talenti ma senza alcuna motivazion­e. Decisivi sono stati anche gli errori di Lukaku, prima e dopo il suo pareggio: almeno tre grandi occasioni sprecate davanti a Neto, che ha vissuto in blaugrana una notte da eroe. E così, alla fine, la prodezza di Ansu Fati, che ha realizzato il gol più giovane della storia della Champions, ha impedito all’Italia di sognare un poker clamoroso, che ci sfugge dal 2002, anno di nascita del guineano: stasera, infatti, l’Atalanta battendo lo Shakhtar potrebbe ancora entrare negli ottavi. Ma l’Inter non c’è più.

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