Infallibile dal dischetto ecco come è rinato Perotti
Che il calcio sia scienza inesatta, dannatamente legata a episodi e umori volatili, lo conferma la vicenda di Diego Perotti, che appena una ventina di giorni fa era sul ciglio del baratro e oggi festeggia l'ennesima rinascita. La sua sliding door è stata Verona-Roma: quel giorno Diego era partito in panchina, come nelle partite precedenti. Alle spalle aveva una serie di comparsate deludenti, la peggiore a Mönchengladbach, quando era entrato nel finale con la luna di traverso, perdendo palloni banali, uno dei quali aveva dato origine al gol della vittoria tedesca. Al Bentegodi la musica sembrava la stessa: entrato dopo 35 minuti per l'infortunio di Kluivert, Perotti era subito finito nei cingoli gialloblù. Poi, l'episodio che cambia tutto, a un passo dalla fine del primo tempo: Günter trattiene Dzeko in area, sul dischetto potrebbe andare Veretout, che su rigore ha aperto le marcature qualche giorno prima a Istanbul. Invece va Perotti, che sarà anche in difficoltà, ma è specialista epocale, e difatti la mette dentro. E da lì cambia tutto: il Monito sfibrato di qualche minuto prima apre le ali e ricomincia a dribblare, come fa quando è in salute. Torna titolare con l'Inter, è uno dei pochi a salvarsi con il Wolfsberger, con un altro rigore e un assist per il gol di Dzeko, e sale ulteriormente di tono con la Spal, a cui segna l'ennesimo rigore determinante.
SPECIALISTA. Questa sua attitudine dal dischetto sta diventando un caso da studiare. I portieri lo studiano, ma lui li frega evolvendosi. Prima si avvicinava al pallone passeggiando, ora corre; prima rallentava il passo un attimo prima di battere per mandare l'avversario fuori tempo, oggi ottiene lo stesso risultato con un saltello all'ultimo passo. Il dato costante è la capacità di guardare il portiere e decidere all'ultimo momento la direzione del tiro. E nella guerra dei nervi ha sempre la meglio lui. Domenica Berisha è rimasto letteralmente impietrito al centro della porta, come ipnotizzato. Quello segnato alla Spal è il suo 22° gol su rigore, su 24 tirati. Una media formidabile. Vale la pena di ricordare i due sbagliati, che risalgono entrambi a due stagioni fa: uno tirato sul palo contro l'Udinese, l'altro parato da Cragno contro il Cagliari. Fonseca lo ha riscoperto e ora è una risorsa in più. La società, però, valuta anche altri aspetti: i tanti infortuni e un ingaggio molto pesante, tre milioni netti a stagione fino al 2021. Per questo, malgrado tutto, va considerato ancora fra le possibili uscite di gennaio. Anche se da almeno due anni non si stanca di ripetere che non ha nessuna intenzione di lasciare la Roma, dribblando da maestro ogni voce di mercato.